Manuattenzioni: percorsi sostenibili e solidali fra il dentro il fuori dal carcere

Manutenzione della palestra dei salesiani che dà formazione ai detenuti, genera valori, include e mette in rete le realtà 

Manuattenzioni è un percorso di riqualificazione della palestra dei salesiani di Fossano svolto da detenuti “in uscita”: 12 tra carcerati a fine pena, agli arresti domiciliari o ex detenuti. Molti di loro sono impegnati nella manutenzione e isolamento della parete nord esterna (quella per intenderci ben visibile da via San Francesco), nell’abbellimento della parete nord interna e in parte della parete sud interna. Ma anche un intervento nell’atrio, sugli autobloccanti esterni e sull’impianto di illuminazione. Un cantiere “dal basso”, inoltre, in cui coinvolgere anche la comunità locale - così come le associazioni sportive o culturali che usano la palestra - per provare a “disegnare insieme” i motivi artistici interni, ben visibili in futuro al pubblico dagli spalti. Manuattenzioni però è anche un progetto sostenibile perché basato sui criteri della bioedilizia e bioclimatica. Si utilizza il sughero per il rivestimento della facciata esterna (proprio in queste settimane è iniziato l’intervento ed è visibile) e si sostituisce l’illuminazione con dei led a basso consumo. Un “per-corso”, si diceva: “Un elemento fondamentale è la formazione - ha detto Maurizio Giraudo, coordinatore dei Cfp salesiani della Granda -. I detenuti in uscita, stanno svolgendo una formazione in aula e sul campo con le imprese edili e le aziende per imparare soluzioni, progettare, e non essere solo meri esecutori”. Sono queste le “attenzioni” del progetto: al lavoro, alla persona… che i salesiani sanno fare di “mestiere” molto bene. Per questo sono (come associazione Cnos-fap) uno dei promotori principali insieme a Culturadalbasso, cooperativa Frassati e Comune. Un progetto che ha come maggior sostenitore la Compagnia di San Paolo e che vede in rete molte altri enti e istituzioni locali: oltre al carcere e il Uepe anche il consorzio Monviso solidale, la Fondazione NoiAltri, la Caritas diocesana, l’impresa Energia Soave, la cooperativa Arti e mestieri, Il Ramo e Pensolato. Proprio qui infatti alcuni dei detenuti lavorano nei campi dopo le ore di corso di formazione in aula.

La palestra dei salesiani è gestita dal Comune che da solo non avrebbe avuto i fondi necessari per la riqualificazione: “Per questo abbiamo partecipato con grande interesse: è una direzione innovativa, un modo per lavorare davvero in rete”, ha detto l’assessore Bogliotti. “Fare rete per essere rete”, le parole dei deputati Gribaudo e Taricco che hanno promesso di portare questo progetto sul tavolo del ministro Orlando. “Su tre pilastri poggia il nostro ‘ponte’: formazione, inclusine sociale e secondo welfare - ha sottolineato Monica Mazzucco presidente di Culturadalbasso -. Il fine pena è un momento davvero delicato”. E i detenuti? È intervenuto Giuseppe, che si è limitato da dire “Grazie”, ma un grazie sincero, lungo e generativo.

È importante che anche chi è in carcere possa godere del diritto al lavoro - ha detto Rosanna Degiovanni, garante dei detenuti del Comune -. Sono benemeriti questi progetti perché il lavoro è un problema sentito e costituisce un elemento fondamentale nel percorso di recupero. Oggi dei 133 detenuti del carcere di Fossano (su una capienza di 130), 52 lavorano e 26 sono occupati nei corsi di saldocarpenteria e elettricistica. Numero che ovviamente spereremmo crescesse sempre più, anche grazie alle aziende del territorio, per questo lancio un appello"