L’Orto di Beppa dove si coltiva in comune

Sul terreno dei Padri della Consolata; ognuno raccoglie quello che serve per il consumo famigliare.

FOSSANO. Coltivano insieme pomodori, zucchine, carote, patate, insalata... poi, quando gli ortaggi saranno in produzione, ognuno raccoglierà quanto serve per il consumo famigliare. Anche la serra è comune: una grande serra dove tutti insieme si semina le verdure che hanno bisogno di una maggior concentrazione di calore iniziale per poter “partire”. Le centine per la serra sono state regalate da uno dei soci che l’aveva dismessa.
Ognuno ha anche il suo piccolo orto privato (circa 40 metri) in cui si dedica alle sue coltivazioni preferite.
Il 60% del terreno è invece destinato alle coltivazioni comuni.
È l’Orto di Beppa: si trova in via Cottolengo, tra la casa dei Padri della Consolata e l’area giochi del Comune. È stato promosso dall’Associazione di famiglie l’Arcipelago e vi aderiscono una quindicina di persone: pensionati, giovani, piemontesi, siciliani, albanesi...
Si tratta di un progetto pilota. “Se funziona lo possiamo replicare, ovviamente su un nuovo terreno - spiega Ivano Bresciano -. Penso a come potrebbe essere utile un progetto del genere nella zona 167, o nei pressi delle case Iacp di via Alba... Ha una logica di vicinato. Deve diventare uno spazio di aggregazione, non soltanto di produzione di ortaggi”.
Come siete partiti?
Siamo partiti dall’idea che bisognava mettere insieme due tipi di interesse: il desiderio di fare l’orto e quello di aiutarsi nel fare quest’attività, perché tra di noi, non c’era nessun “esperto” di attività orticola, quindi è scaturita spontaneamente la necessità di scambiare le informazioni, di mettere a disposizione le competenze di ognuno. Nella fase iniziale ognuno ha “buttato nel terreno” i semi che aveva a disposizione.
Gli orti sociali di solito hanno un brutto impatto perché ognuno costruisce la sua capanna degli attrezzi in modo un po’ disordinato; voi avete fatto un regolamento per evitare questo disordine?
Nessun regolamento. Ogni tanto qualcuno mi dice: “Bisognerebbe fare un regolamento: scrivi qualcosa...”. Io dico sempre: “Il giorno che ci toccherà scrivere qualcosa vorrà dire che cominciano ad esserci dei problemi. Concordiamo le cose così, a parole”.
E per gli attrezzi, come vi siete regolati?
Abbiamo concordato di non costruire delle baracche perché avrebbero creato disordine ed abbiamo anche deciso che, più avanti, avremmo costruito un unico casotto per gli attrezzi. Però, provvisoriamente, abbiamo realizzato una tettoia e abbiamo messo gli attrezzi lì al riparo.
Ognuno dei soci aveva già i suoi attrezzi?
No, in questo siamo stati aiutati. La ditta Viglietta Matteo ci ha regalato gli attrezzi e la rete per la recinzione; la Fondazione ci ha dato 1.500 euro per realizzare il cancello; la segheria Chiappella ci ha regalato il legno per realizzare i pali e gli assi per la tettoia.
Le ditte vi hanno regalato le materie prime...
Non è stato così difficile trovare queste disponibilità; hanno capito che non si trattava di aiutare dei privati che si stavano facendo l’orto ma che si stava realizzando un vero e proprio orto comune. Non si trattava di un fatto individualistico. Ci siamo sempre presentati dicendo che stavamo provando a “fare qualcosa insieme”. Naturalmente c’è l’impegno a realizzare tutto questo.
Il fatto di coltivare in comune anziché in proprio è ben accetto da tutti?
Si procede a piccoli passi. L’anno scorso, in attesa di definire gli spazi comuni, abbiamo cominciato a coltivare ognuno il suo piccolo appezzamento e a scambiarci i prodotti. Da cosa nasce cosa...
Avete spazio per far entrare nuovi soci?
Abbiamo molte richieste ma abbiamo spazio per due soli nuovi ingressi. A chi mi chiede di poter “entrare” spiego sempre che non sono uno che distribuisce la terra, ma che chiedo la partecipazione a un progetto. Perché di questo si tratta.
Come vengono assunte le decisioni? Fate incontri serali o decidete via via mentre si lavora nell’orto?
Si decide per lo più in modo informale, in alcuni momenti poco “istituzionali” (abbiamo fatto dei pranzi, degli incontri di festa...). Ora, per esempio, abbiamo deciso di dedicare alcune mattinate del sabato a lavorare tutti insieme nelle aree comuni.
Questa primavera, oltre a fare il primo raccolto, avete in programma una serie di iniziative.
Sì, perché intendiamo migliorare la nostra competenza nella coltivazione dell’orto e vogliamo farlo secondo i principi di rispetto dell’ambiente e della salute delle persone.
Quindi avete organizzato un corso aperto anche ad altre persone interessate.
Sì. L’idea è di fare un’attività formativa aggregativa e di presentarla con Expoflora (10-11 maggio) e di avviare una parte conviviale con delle piccole feste, visto che vicino all’orto c’è l’area verde.
Chi vi aiuta nella formazione?
Ci aiutano i tecnici della Coldiretti e Angelo Ferrero, un vivaista di Piovani che ci ha dato la disponibilità a spiegare anche come coltivare l’orto in casa.
L’orto in casa?
Sì, una pratica che intendiamo diffondere soprattutto come strumento propedeutico per i bambini, che in questo modo possono imparare a coltivare sul terrazzo e, pian piano, interessarsi alla natura e alla coltivazione in pieno campo. È molto semplice. Sono sufficienti pochi strumenti e un piccolo spazio.