Furti a Centallo nel 2009: 4 anni a uno della banda

Colpi messi a segno da una banda di ladri «per professione» che rubava merce di tutti i generi in centri commerciali, negozi, capannoni e imprese di Fossanese e Cuneese.

A Centallo, nella stessa notte, avevano fatto una razzia di merce di tutti i generi, dai telefoni cellulari ai furgoni, dalle smerigliatrici alle auto. Era il 2 febbraio 2009. Un paio di mesi prima, a Genola (nella notte tra l’1 e il 2 dicembre) avevano portato via un Fiat “Ducato”. Son colpi messi a segno da una banda di ladri «per professione» che rubava merce di tutti i generi in centri commerciali, negozi, capannoni e imprese di Fossanese e Cuneese per poi rivendere tutto in Paesi dell’Est Europa. Venerdì scorso il tribunale di Cuneo ha condannato a 4 anni e 6 mesi (uno dei complici, ha già patteggiato) Vaeceslav Turcan, cittadino moldavo, latitante. Era imputato di furto aggravato in concorso e ricettazione. I carabinieri - con una ricostruzione certosina di contatti - lo hanno identificato dalle conversazioni telefoniche intercettate. Turcan faceva da spalla a connazionali per lo smistamento e la vendita della merce all’estero, soprattutto in Moldavia. I furti avvennero nel 2009 a Fossano, Centallo (a Madonna dei Prati alla “O.Me.c.”, alla Olivero sas e a “Il fabbro”), Cuneo, Genola (“Battistino e Bramardi”), Carrù e Cherasco. In tutto 15, Ma Turcan è stato condannato soltanto per 6 episodi. Tra questi lo sradicamento di una cassaforte di 3 quintali al Miac di frazione Ronchi: il colpo fu messo a segno la notte del 23 aprile 2009.
Nelle telefonate intercettate tra Turcan e il complice Claudio Stroie (su telefoni rubati a febbraio a Centallo) si sentivano, in sottofondo colpi di martello. In quell’occasione il bottino fu di 4799 euro in contanti, 500 gettoni per la pesatura degli animali del valore di 750 euro, una fotocamera digitale e un computer. Nella stessa notte i ladri entrarono nel Consorzio agrario e rubarono un trattore nuovo ancora da immatricolare. Una volta fatta la razzia il problema diventava rivendere la merce. «Vedrai che riusciremo a piazzarla» aveva detto al telefono l’imputato al complice. Secondo il pm si riferiva a generatori di energia, portati via in un capannone a Carrù. Per quest’ultimo furto e altri a Cherasco, Turcan è stato assolto. Per questi, come per gli altri episodi, secondo l’avvocato difensore, non è provato “che si tratti davvero di Turcan” visto “che non è mai stata dimostrata in alcun modo la sua presenza sui luoghi del delitto”.
Molto duro è stato il sostituto procuratore Pier Attilio Stea nella requisitoria: “Hanno depredato una quantità di attività commerciali e mandato all’estero la refurtiva, con ingenti danni economici per le vittime; è gente che lo fa per professione, non perché spinta dalla fame”.