Salvini a Fossano: “L’euro è una moneta criminale”

Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, ha incontrato i militanti sabato sera a Fossano. Erano quasi 400 nella sala Brut e bon di piazza Dompè, un luogo simbolico per la Lega cuneese, cuore agricolo di una provincia da sempre generosa di consensi nei confronti del partito.

Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord (il terzo nella storia del Carroccio, dopo Bossi e Maroni), ha incontrato i militanti sabato sera a Fossano. Erano quasi 400 nella sala Brut e bon di piazza Dompè, un luogo simbolico per la Lega cuneese, cuore agricolo di una provincia da sempre generosa di consensi nei confronti del partito.
Il colpo d’occhio della Brut e bon restituiva l’immagine di una Lega in grande salute. Ma - fuori da quella sala, addobbata di verde, di vessilli padani e di militanti entusiasti - la situazione per il Carroccio è un po’ più complicata. Cota sta per lasciare la guida del Piemonte, dopo le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno annullato le elezioni del 2010, fiaccato dalle indagini di “rimborsopoli” e dal colpo mortale delle “mutande verdi”. E - alle elezioni del 25 maggio - la coalizione di Centro-destra rischia di andare in frantumi, lasciando campo libero a Sergio Chiamparino. Anche il mandato della presidente Gancia è agli sgoccioli. E non potrà essere rinnovato: il ddl Delrio è alle porte. Se passerà, le Province si trasformeranno in contenitori vuoti. In campo nazionale è il momento di Renzi e Grillo: alle spalle della Lega non sembra più soffiare il vento dei giorni buoni.
Consapevole del momento difficile, Salvini ha spronato il suo “popolo” a una nuova ripartenza, con ottimismo, concentrato soltanto sul futuro. “Ho sensazioni buone - ha detto -; affrontiamo la campagna elettorale con il sorriso, forti delle nostre idee, che non moriranno. Sono passati Monti e Letta, passerà anche Renzi”.   
Ha scelto due carte per rilanciare l’azione della Lega e le ha volute riaffermare davanti ai militanti. La prima sono le elezioni Europee, dove il Carroccio si presenterà come paladino anti-euro: una posizione controversa (gran parte degli addetti ai lavori considera l’eventuale uscita dall’euro una sciagura per l’economia italiana), ma che riscuote nel Paese, tra le fasce sociali che più stanno soffrendo i morsi della crisi, una certa popolarità. “L’euro - ha affermato Salvini - è una moneta criminale. Da quando esiste, le nostre famiglie si sono impoverite. Abbiamo il debito pubblico record, la disoccupazione ai massimi storici, un numero spropositato di aziende che chiudono. Uscire è pericoloso? Certo, corriamo dei rischi. Ma bisogna cambiare medicina se quella che abbiamo preso non funziona. E non intendiamo farlo da soli. Saremo al fianco della Francia di Marine Le Pen”.
La seconda carta sono i cinque referendum la cui raccolta firme è partita in questi giorni. Si propongono di abolire la riforma Fornero (“la più grande porcata mai vista”), di cancellare la legge Merlin (“perché la prostituzione non va proibita, va tassata togliendola dalle strade”), di azzerare le Prefetture (“sono il vero ente inutile”), di limitare i concorsi pubblici agli italiani, di abrogare la legge Mancino sui reati di opinione.
Allineato sulle posizioni di Salvini, anche Roberto Cota ha invitato a guardare avanti, pur difendendo il suo operato in Regione, “dove abbiamo ereditato un debito mostruoso e una situazione fuori controllo, ma siamo riusciti a rimettere i conti in ordine risanando i debiti della sanità, riducendo i costi della politica, pagando i fornitori”. “Evidentemente - ha aggiunto - abbiamo dato fastidio a qualcuno e così siamo finiti sotto la macchina del fango, con accuse ridicole”. Cota ha ammesso di aver subito un “bel colpo”, “ma ora non è più il tempo di recriminare: bisogna avere la forza di ripartire”.
Più bellicosa, Gianna Gancia si è scagliata contro i “traditori”, il “decreto delirio” e “il regime mediatico-giudiziario che ha censurato la malagestione di Renzi quando era presidente della Provincia di Firenze”. Invece, “noi abbiamo abbattuto il debito, azzerato le poltrone nelle società partecipate e ridotto il numero di dipendenti, non facendo nemmeno un’assunzione”.
Sono i risultati che sventolerà anche in campagna elettorale, come candidata alla presidenza della Regione se la Lega dovesse correre da sola come è stato annunciato dal Consiglio federale.