Nella nostra società tutto ciò che è vitale è stato “privatizzato”. Le questioni tecniche sono “pubbliche”, mentre quelle esistenziali sono private. Le questioni tecniche sono cioè un problema di tutti, della società e delle sue istituzioni. Così la viabilità è una questione sociale; l’economia è una questione sociale; il turismo è una questione sociale… Quelle esistenziali, invece, sono “solo private”, cioè se la deve vedere il singolo cittadino, ognuno come sa e può. Così l’amore di coppia è una questione privata, la fede è una questione privata, il dolore è una questione privata, la morte è una questione privata... Dunque l’amore è diventato una questione “solo privata”. Riguarda i due fidanzati, i due sposi, la singola famiglia. Alla società non importa granché. La famiglia sembra più un peso che una risorsa. Sembra più una spesa che un guadagno. Così si lascia volentieri da parte la famiglia. Le questioni che riempiono i giornali sono altre: Pil, i meccanismi della politica, gli andamenti delle borse, la classifica di calcio… Alla società, alle istituzioni non interessa la famiglia. Oggi, è vero, c’è un gran parlare di “famiglia”, ma in merito non alle reali famiglie esistenti, bensì ai nuovi tipi di famiglia che si desidera creare (unioni di fatto, famiglie omosessuali, teoria del “genere”…); tutte questioni lecite, ma che ancora una volta non aiutano a venir fuori dalla reale privatizzazione della famiglia. Tutto questo in un contesto che “odora di individualismo”. Il comandamento è: tu sei il centro, le relazioni sono una cosa secondaria. Tu esisti prima delle relazioni e a prescindere dalle relazioni. Dimenticando che noi siamo innanzitutto debitori verso molte relazioni: genitori, amici, parenti, insegnanti. Dimenticando che siamo figli delle nostre relazioni. Così, dimenticando le relazioni e il tessuto sociale, ognuno si pensa slegato dalle relazioni e dal tessuto sociale. In coppia ognuno si pensa slegato dalla stessa relazione amorosa. E insieme ognuno pensa la coppia slegata dal contesto sociale. Ci si pensa “appartati” e si vive “appartati”. Come se il mondo fosse altra cosa rispetto alla nostra storia individuale e alla nostra storia di coppia e di famiglia. Mondi a sé. Ecco, le famiglie si concepiscono piccoli mondi a sé che guardano tutto il resto (il mondo, le istituzioni, lo stato, la chiesa) come estraneo, lontano, spesso addirittura nemico. La famiglia è cambiata: da “famiglia istituzione” è diventata “famiglia affettiva”. Slegata dalla rete sociale si chiude nel privato dell’affetto. E sogna di risolvere ogni questione con il solo affetto. Ad iniziare dall’educazione. La famiglia pensa l’educazione senza nessun collegamento con il tessuto sociale e con le altre agenzie educative. Crede basti l’affetto. E la trasmissione s’inceppa. La stessa cosa vale per la fede, ridotta a cosa privata, anzi addirittura intima. Non ha più nulla da dire alla vita concreta, ordinaria. Non ha più nulla da dire alle varie fasi della vita, ai momenti cruciali dell’esistenza: nascita, crescita, matrimonio, morte. Sono rimasti i riti, come forme vuote. Ma non parlano alla vita concreta, non incrociano le domande. Qua e là resta una fede molto “spiritualistica” (e dunque privata) e molto integralista (e dunque vuota). Discorsi cristiani pieni di certezze e privi di cuore, di carne, di mondo, di società. Discorsi cristiani pieni di certezze, capaci di generare nuovi proseliti, ma incapaci di convincere, inadatti a stare nella complessità, a ospitare le domande. Discorsi cristiani che creano “nuove chiusure”, “gruppetti di perfetti”. Proprio per tutto questo amo l’iniziativa “Famiglia Sei Granda”. Una festa per far scendere le famiglie in strada, per farle incontrare, per farle vedere. Una festa non per ridire le solite “frasi di rito”, ma per mettere al centro la famiglia, quella reale, quella di oggi, con pregi e difetti. Una festa per aiutare le famiglie ad uscire dal privato, a riscoprirsi in cammino con le altre famiglie, a sentirsi parte del tessuto sociale.
Oltre il privato
Nella nostra società tutto ciò che è vitale è stato “privatizzato”. Le questioni tecniche sono “pubbliche”, mentre quelle esistenziali sono private.