«Due anni fa, in questo momento eravamo sotto bombardamento. Tutti pensavamo al terremoto come ad un evento singolare. Invece ci siamo accorti che è un ballo dagli infiniti movimenti». È una delle riflessioni raccolte tra le oltre duemila persone che giovedì 29 maggio scorso, alle 21 si sono radunate nella piazza principale di Medolla, nella Bassa modenese, per ricordare i tragici eventi di due anni prima. Con loro anche una piccola delegazione delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta, gemellate con le tre parrocchie di quel comune.
Dopo l’esecuzione dell’inno nazionale e qualche nota suonata dalla neonata banda musicale intercomunale, si è formato un vero fiume di persone che, in silenzio, con tante fiaccole multicolore accese, è defluito per le vie principali del paese, per otto chilometri. Con una sola pausa: quella di alcuni intensissimi minuti sul piazzale dove sorgeva lo stabilimento biomedicale Haemotronic, completamente raso al suolo dal sisma, luogo in cui alcune persone hanno perso la vita «mentre erano al lavoro», come ha ricordato il giovane sindaco. Il serpentone umano si è infine fermato sul retro della antica chiesa parrocchiale, laddove ha trovato dimora la cuspide del campanile, tagliata da esperti ditte per evitarne il rovinoso crollo sulle abitazioni circostanti. Qui una medollese esportata in Veneto, Manuela Bellodi, ha letto alcune liriche da lei composte e raccolte in un volumetto dal titolo evocativo: Il mio cuore è un campanile.«Questa sera abbiamo vissuto un momento intenso, di forte emozione, nel ricordo delle nostre paure. Quel terremoto non ci ha sconfitti: ha ridestato un sentimento di comunità che ci ha permesso di guardare avanti. Non ce lo lasceremo sottrarre». Così ha concluso l’evento il sindaco Filippo Molinari, appena rieletto con oltre l’80% di consensi. Stesso tenore usato da don Davide, il coraggioso parroco, durante la celebrazione eucaristica in cui sono state ricordate le vittime, ma anche il primo anniversario della consacrazione della nuova Chiesa che, con non celato orgoglio, il sacerdote ha ricordato essere la prima ricostruita. Una celebrazione dai toni mesti, ma certamente non vissuta da gente sconfitta.
I segnali della ripresa sono sparsi ovunque a Medolla. C’è il centro raggio di sole, sala di comunità costruita con la solidarietà delle comunità cristiane del Piemonte e usatissima non solo dalla parrocchia. C’è il nuovo centro di ascolto della Caritas Parrocchiale, in un gentile prefabbricato arrivato dalla nostra regione. C’è un pulmino che scorrazza per la pianura alla ricerca di cibo per le famiglie in difficoltà, anch’esso acquistato con i soldi piemontesi. C’è appunto la chiesa nuova, ma anche il nuovo palazzo comunale, le scuole rimesse a norma, qualche esercizio commerciale riaperto. Ci sono case perivate che cadono e vengono rialzate con tanta tenacia, anche se non sempre con tutti i denari promessi dalle istituzioni nazionali. Eppure, dopo il terremoto, i medollesi hanno conosciuto una forte tromba d’aria che ha scoperchiato non poche abitazioni e una inondazione del fiume Secchia. «Manca solo una pioggia di meteoriti e poi abbiamo fatto tombola» dice don Davide. Da loro abbiamo imparato, come detto nel saluto della delegazione subalpina durante la Messa, che è meglio non investire nel cercare di dimenticare, ma nel fare del ricordo una spinta per costruire insieme strade nuove. Anche per questo il gemellaggio con la nostra regione continuerà ancora. Negli ultimi dodici mesi è stato attuato un percorso di scambio formativo con i volontari di carità non solo di Medolla ma anche di alcune altre comunità del Vicariato della Bassa. E, per il prossimo anno pastorale, la Caritas di Modena ha chiesto agli amici di estendere il cammino a tutte le parrocchie. Soprattutto nell’ambito della solidarietà i bisogni sono cresciuti.
In tutta la Bassa modenese si contano ad oggi più di 11.000 persone che chiedono aiuti per vivere, quasi 350 nella sola Medolla che, con i suoi 6.000 abitanti è forse il centro con maggiori difficoltà. Stranieri come italiani, giovani famiglie come anziani. Problemi molto variegati, ma sempre più collegati alla necessità alimentare. E su questo fronte le Caritas piemontesi cercheranno di sviluppare qualche progettualità concreta: riso, fagioli, farina di grano, latte. Ma in ottica di scambio. In estate un bel gruppo di piccoli scout sarà a Pra Martino, nel comune di Villar Perosa, per il campo estivo e altri verranno in Piemonte per le attività di formazione. E don Sighinolfi lancia una proposta di “restituzione”, come la definisce lui stesso: «Ci piacerebbe poter portare in qualche festa paesana piemontese il gusto dei prodotti tipici della nostra terra, in particolare le tigelle e lo gnocco fritto. Siamo pienamente disponibili a venire: chiamateci pure». Forse meriterebbe non far cadere la disponibilità. Mentre la gente scemava dal giardino del campanile, un anziano volontario della parrocchia di Camurana, una delle principali frazioni di Medolla, avvicinando gli amici piemontesi, con le lacrime agli occhi ha lasciato un messaggio: «Lo dica in Piemonte che anche un piccolo e piegato paesino di pianura può avere un cuore che funziona. Soprattutto quando vede altri cuori che non si lasciano scoraggiare dai 350 chilometri di distanza». Davvero nessuno di noi si è mai sentito in terra straniera, ma sempre in un angolo di casa. Grazie Medolla.
* Direttore Caritas Torino, Delegato regionale Caritas Piemonte – Valle d’Aosta