Europa, un continente irrequieto

A Bruxelles, nell'incontro fra istituzioni politiche e fedi religiose, l'eco della preghiera per la pace in Medio Oriente. Grande preoccupazione per la crisi economica e sociale e il diffondersi di atteggiamenti nazionalisti, xenofobi ed estremisti. Ribaditi i valori comuni di pace, solidarietà, giustizia, coesione sociale su cui si fonda l'Europa. Un appello per Meriam

“La preghiera può favorire la costruzione della pace”. La recente iniziativa di Papa Francesco di far incontrare i presidenti palestinese e israeliano, pregando insieme per la pace, è stata evocata il 10 giugno a Bruxelles, nella sede della Commissione Ue, durante l’incontro tra istituzioni comunitarie e rappresentanti delle comunità religiose in Europa. All’annuale appuntamento, definito dall’articolo 17 del Trattato di Lisbona, si è parlato del futuro dell’Europa e dell’integrazione politica, di rapporti tra Ue e “vicinato” orientale e mediterraneo, di crisi occupazionale e sociale. Sullo sfondo il ruolo delle chiese e delle comunità religiose nello spazio pubblico. 
Politici e guide spirituali. All’inizio dell’incontro tra gli esponenti delle istituzioni comunitarie e i leader religiosi è stato osservato un minuto di silenzio “per ricordare le vittime del tragico attacco al museo ebraico di Bruxelles” del 24 maggio scorso; inoltre è stata adottata una dichiarazione comune riguardante Meriam Ibrahim, la donna cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. Per l’Ue erano presenti il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, quello dell’Esecutivo, José Manuel Barroso (per entrambi, quasi a termine di mandato e non rieleggibili, si è trattato dell’ultimo rendez-vous), e il vice presidente del Parlamento europeo, László Surján. Sul versante delle chiese la delegazione cattolica era guidata dal card. Reinhard Marx, arcivescovo di Frisinga-Monaco e presidente della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), accompagnato dall’arcivescovo di Strasburgo Jean-Pierre Grallet e da Margaret S. Archer, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Accanto a loro esponenti – ai massimi livelli – di ebrei, musulmani, indù, sikh e mormoni. 
Motivi di preoccupazione, valori comuni. Nel tracciare un bilancio della discussione dipanatasi tra politici e guide religiose, il capo della Commissione, José Manuel Barroso, ha affermato: “Tutti si sono detti convinti che il momento è delicato”, sia per la crisi economica e sociale che attraversa il continente, sia per il diffondersi di atteggiamenti nazionalisti, xenofobi ed estremismi di vario genere. “Sono stati richiamati i risultati delle elezioni” per il Parlamento europeo, dai quali risultano “diffusi motivi di preoccupazione”. D’altro canto “ sono stati ribaditi i valori comuni su cui si fonda l’Europa” - pace, solidarietà, giustizia, coesione sociale -, per i quali le fedi religiose svolgono un ruolo di promozione quanto mai necessario. Lo stesso Barroso ha quindi segnalato altri temi evocati da diversi interventi: la situazione in Ucraina, i rapporti tra Ue e paesi confinanti, la povertà di molte famiglie, il “nodo delle migrazioni”, la difesa dell’ambiente, i rapporti tra Europa e gli altri continenti. 
Risposte concrete ai cittadini. Anche il cardinale Reinhard Marx ha offerto alcune chiavi di lettura dell’incontro. A suo avviso “l’Ue riconquisterà la fiducia dei cittadini se saprà trovare soluzioni concrete ai problemi e alle sfide attuali: la disoccupazione, il cambiamento climatico, la migrazione, i negoziati sull’accordo transatlantico di libero scambio”. Proprio all’accordo transatlantico Usa-Ue, il presidente Comece ha rivolto l’attenzione nel suo intervento nel corso del dibattito, puntualizzando che “il libero scambio comporta sempre la possibilità di una maggiore prosperità, ed è quindi cosa buona. Ma il mercato ha bisogno di regole chiare”. Per questo, secondo Marx, “i due partner transatlantici, che rappresentano l’Occidente coniato dal cristianesimo, possono con un simile accordo promuovere nell’economia globale norme chiare, eticamente fondate”, così che l’accordo diventi “non solo un’opportunità ma una responsabilità speciale”. Tra le questioni etiche che si celano dietro l’accordo commerciale, segnala il presidente Comece, vi è innanzitutto la domanda su chi beneficia dell’accordo stesso: esso “serve il bene comune?”; ne beneficiano “solo le nazioni ricche, con ancora maggiori benefici a scapito dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti? Oppure si riesce con il libero scambio a creare benefici per i più vulnerabili del mondo?”. 
Appello per Meriam. “Esprimiamo sgomento profondo e preoccupazione per la sorte della signora Meriam Yahya Ibrahim, condannata a cento frustate e alla morte per impiccagione con l’accusa di apostasia e adulterio”. I presidenti delle istituzioni Ue e tutti i leader religiosi presenti alla riunione di Bruxelles hanno infine diffuso una dichiarazione nella quale sottolineano l’“obbligo internazionale del Sudan di proteggere la libertà di religione e di credo” e “unanimemente invitano le autorità sudanesi responsabili e la Corte d’appello a revocare questo verdetto disumano, rilasciando subito Meriam”. Si chiede poi che il governo sudanese, “in linea con i diritti umani universali”, abroghi ogni disposizione legislativa che penalizzi o discrimini le persone per le loro convinzioni religiose o nel caso in cui decidessero di cambiare fede religiosa.