Non ha ancora trent’anni suor Maria Aurora (al secolo Annalisa Diale), ma le idee chiare sul suo futuro sì. Sabato 31 maggio ha fatto la sua scelta definitiva nella vita claustrale benedettina dell’abbazia “Mater Ecclesiae”, situata sull’Isola di San Giulio, nel lago d’Orta. Un cammino di discernimento durato cinque anni, a partire dal settembre 2009 con la vestizione e la scelta del nome monastico, quindi la professione dei primi voti davanti alla comunità, poi quella perpetua, nella celebrazione di alcuni giorni fa. Che ha visto la partecipazione di 180 fossanesi tra familiari, amici, parenti e conoscenti. La famiglia Diale si è infatti da poco trasferita a Salmour, ma l’infanzia e la giovinezza di Annalisa, così come quella dei suoi fratelli (Giorgio, sacerdote francescano, e Andrea, sposato con quattro figli), è stata fortemente radicata nel contesto fossanese, nella parrocchia di Sant’Antonio.
Insieme a suor Maria Aurora hanno fatto la loro professione altre due consorelle del Milanese. Due ore intense di preghiera e di emozioni, quelle di sabato che, dalle parole di chi le ha vissute, “non si possono raccontare a parole”. Dopo il vangelo c’è stata un’acclamazione, una chiamata che il vescovo fa alle professandi. Dopo l’omelia la celebrazione è proseguita con le litanie dei santi, un’orazione del vescovo, per poi arrivare alla professione vera e propria dove le sorelle leggono e firmano la formula di professione (e lì c’è tutto il rituale che si è svolto per le mani del vescovo e della Madre Abbadessa). È seguita quindi la preghiera consacratoria, la consegna del velo e dell’abito corale, dell’anello e della liturgia “orarum” (monastica). Quindi l’accoglienza della Madre Abbadessa con il bacio di pace alle nuove monache, e l’accoglienza di tutta la comunità di cui, da quel momento, le tre monache sono diventate membra effettive. La liturgia è poi proseguita fino alla benedizione solenne e il buffet, a motivo di condivisione e di festa con i convenuti alla celebrazione presieduta dal vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, e concelebrata dal vescovo di Fossano, Giuseppe Cavallotto (nella foto in alto insieme a suor Maria Aurora e alle altre due professe). Alla celebrazione hanno partecipato anche don Celestino Tallone (che ben ricorda gli anni di suor Maria Aurora quando era animata ed animatrice dei gruppi del Sant’Antonio), i diaconi Beppe Valenti e Paolo Tassinari, amici di famiglia.
“Abbiamo una complementarietà di vocazioni in casa -afferma il fratello Andrea -, dove l’una nutre l’altra, ed è una cosa splendida. È un privilegio per me, e non solo, perché lei è lì per pregare per tutti. Funziona la regola dei vasi comunicanti; noi siamo tutti in connessione con questi vasi. Se riempi da una parte senti che il livello sale anche dall’altra”.
La famiglia ha sostenuto con grande serenità e abbandono spirituale la scelta di Annalisa anche se, sicuramente, data la vita di clausura con le sue regole, “il taglio, quando c’è stato, è stato netto”, afferma ancora Andrea. “Ti viene tolta una sorella per come eri abituato a viverla, ma la cosa splendida è che ci è stata restituita in un altro modo; di fatto lei è sempre presente nella nostra vita, con un’altra dimensione che prima non c’era e adesso c’è. Non ritornerei indietro, soprattutto per la qualità del rapporto che si è creato”.
In fondo la scelta claustrale rimane pur sempre un mistero, anche perché nessuno mai ne viene veramente a contatto in modo tale da poterla giudicare dall’esterno. E proprio perché un mistero, quale migliore occasione per lasciare la parola alla neo professa, perché possa lei stessa spiegarci le emozioni e i pensieri che hanno accompagnato questa sua decisione?
Su la Fedeltà dell’11 giugno la testimonianza della giovane suora benedettina fossanese.