Dalla Corea: i cristiani siano forza di rinnovamento

Nella Solennità dell'Assunzione, seconda giornata della visita in Corea, Papa Francesco ha presieduto la messa nello stadio di Daejeon. Ai cattolici del Paese ha indicato "la speranza offerta dal Vangelo". Prima della messa l'incontro con una delegazione di familiari delle vittime del traghetto Sewol. Nel pomeriggio l'abbraccio con i giovani della Gmg

La Corea è esplosa. Dopo il saluto ieri delle autorità politiche e religiose del Paese, oggi (venerdì 15 agosto) è stato il giorno dell’abbraccio caloroso e festoso del popolo coreano con Papa Francesco. Siamo a Daejeon, nel Sud della penisola coreana, a due ore di macchina da Seoul. Appena la papamobile si affaccia dentro lo stadio dei campionati di calcio, un boato di gioia si leva dagli spalti. Sono arrivati qui in 50mila fin dalle prime ore dell’alba ed hanno via via riempito gli spalti ordinatamente. In attesa dell’arrivo del Papa, hanno recitato il rosario. Poi si sono alternati cori tradizionali, band musicali pop, cantanti lirici dando vita ad un singolare mix musicale di antico e moderno. “Ti vogliamo bene”. “Papa Francesco, siamo con te”. “El pueblo esta contigo!”: sono alcuni degli striscioni che campeggiano lungo il tutto il perimetro dello stadio.

Oggi è la festa dell’Assunzione. E nella sua omelia letta in italiano e tradotta in coreano, il Papa per la prima volta si rivolge al popolo. “Possano i cristiani di questa nazione essere una forza generosa di rinnovamento spirituale in ogni ambito della società”. La Corea è stata protagonista in questi ultimi anni di una corsa economica che l’ha portata a essere tra i Paesi più economicamente promettenti della regione asiatica. Ma il suo successo ha avuto un prezzo. Il Papa che viene dal Sudamerica conosce molto bene le conseguenze in termini di povertà ed emarginazione che producono sistemi economici “disumani”. Le snocciola ad una ad una nella sua omelia: parla del “fascino” del materialismo, dello “spirito di sfrenata competizione che genera egoismo e conflitti”. Cita “la cultura della morte che svaluta l’immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino”. E indica ai cattolici di questo Paese “la speranza offerta dal Vangelo”. “È l’antidoto - dice - contro lo spirito di disperazione che sembra crescere come un cancro in mezzo alla società che è esteriormente ricca, ma tuttavia spesso sperimenta interiore amarezza e vuoto”.

La preghiera per le vittime del traghetto “Sewol”. Prima di entrare nello stadio per celebrare la Messa, il Papa ha potuto incontrare una piccola delegazione di 10 familiari delle vittime del traghetto Sewol. Il naufragio è avvenuto il 16 aprile scorso. Si tratta oggi di una ferita ancora aperta e dolorosa: su 476 persone a bordo, 293 studenti sono morti e 10 sono ancora dispersi. Il padre di una ragazza che in quella occasione ha perso la vita, si presenta ai giornalisti con la sua foto in mano. Una giovane ragazza dai capelli lunghi e neri. Gli occhi del padre sono immensamente tristi. Indossa una maglietta bianca in cui campeggia la scritta in inglese: “We want the truth”. Ma dietro a questo naufragio, come spesso succede, si nascondono storie di vita imprevedibili. Una di queste è quella di Lee Ho Ying, il padre di uno dei ragazzi vittime del naufragio, che ha chiesto a Francesco di essere battezzato e domenica mattina in nunziatura il Papa gli amministrerà il sacramento. La preghiera del Papa per le vittime del naufragio arriva durante l’Angelus. “Il Signore accolga i defunti nella sua pace, consoli coloro che piangono, e continui a sostenere quanti così generosamente sono venuti in aiuto dei loro fratelli e sorelle”. Sono parole attesissime che vengono accompagnate da un applauso spontaneo nello stadio di Daejeon. Un primo, magari piccolissimo, passo verso una guarigione dei cuori.

A tu per tu con i giovani. Strette di mano, canti, slogan, sorrisi, una selva di braccia tese per stringerlo, toccarlo. “Francisco, Francisco, Francisco!”. Gesti ricambiati. Ancora una volta, come a Rio, come nei mercoledì di udienza in piazza san Pietro, come avviene in tutte le sue visite e viaggi. Papa Francesco non si è sottratto all’abbraccio festoso dei giovani confermando quell’empatia profonda, spontanea, che lo lega ai giovani. Dovunque vada li cerca, li sollecita, li incoraggia, li consiglia, li ammonisce ma soprattutto li ascolta. È stato così anche oggi al santuario dei martiri di Solmoe, dove si sta celebrando la VI edizione della Giornata della gioventù asiatica.

Seduto al centro del grande palco allestito nell’auditorium del santuario, Francesco ha preso appunti su un piccolo foglio, mentre tre giovani, dalla Corea, da Hong Kong e dalla Cambogia gli raccontavano delle loro vite, dei loro dubbi e delle sfide che devono affrontare, le stesse di tanti loro coetanei in altre parti del mondo. Un dialogo diretto, un “tu per tu” senza fronzoli, in cui Francesco ha cercato di dare risposte concrete a chi gli parlava di vocazione, di perdono, di speranza, a chi chiedeva cosa fare per la riunificazione con la Corea del Nord, per far sviluppare la Chiesa nella Cina continentale o per fronteggiare la caduta dei valori nelle loro società che si stanno secolarizzando. Risposte date a braccio, in italiano e tradotte da un interprete. Abbandonato per qualche minuto il testo scritto il Papa si è così avvicinato ancora di più ai giovani raccogliendone i dubbi: “Non ci sono due Coree, ma una sola, purtroppo divisa. La famiglia è divisa”. Per aiutare questa famiglia a riunirsi il Papa ha chiesto di pregare: “Pregate per i nostri fratelli del Nord. Siamo una famiglia, Signore, aiutaci nell’unità. Che non ci siano né vincitori né vinti, solo una famiglia, ci siano solo fratelli”.

* inviati Sir in Corea del Sud