La rivoluzione de La Granda: pagare il prodotto di chi lavora

Una settantina di aziende agricole del Fossanese sta sperimentando con il veterinario Capaldo un sistema di allevamento sano, che garantisce sapore e remunerativo

Dieci anni fa nasceva La Granda, naturale evoluzione del primo presidio Slow food sulla razza bovina Piemontese. Una settantina di aziende agricole del Fossanese sta sperimentando con il veterinario Sergio Capaldo un sistema di allevamento sano, pulito, che garantisce sapore, ma soprattutto remunerativo. Per gli allevatori il reddito è garantito. Altra rivoluzione portata da La Granda è sintetizzata con un altro slogan: “La salubrità non è sterilità”. Il sapere dei nostri anziani ci insegna che i prodotti tipici, pur non sottostando alle regole della sterilità che fanno perdere il sapore e la biodiversità, possono  “autosterilizzarsi” per una serie di processi naturali”.

Terza rivoluzione: “Le conoscenze vanno condivise; non devono esserci segreti fra agricoltori. Tenere per sé le conoscenze vuol dire far proliferare i commercianti e i mediatori. La piena condivisione è diventata la nostra forza”.

La Granda segue un severo disciplinare nell’alimentazione degli animali e nella concimazione naturale dei terreni e punta sui “batteri buoni” - che chiama anche “microbi amici” - essenziali per la biodiversità, la fertilità del suolo e la qualità dei foraggi. Il veterinario Capaldo ha insegnato ai suoi agricoltori ad ottenere un buon equilibrio del terreno attraverso le “micorrize”; la pianta, grazie ai “batteri buoni”, è più resistente alle malattie ed ai parassiti.

Infine, gli allevatori de La Granda stanno si stanno preparando a una nuovasfida: il ritorno al prato con la progressiva riduzione del silo-mais e dei concentrati. “Del resto - spiega il prof. Andrea Cavallero che segue il progetto - i bovini sono erbivori; noi li abbiamo forzati al mangime”.