“Bisogna cercarla, la buona televisione”

Alessandra Comazzi, a Cavallermaggiore, parla di meriti e demeriti della televisione italiana a partire dal suo recente libro “La tivù che mi piace”

C’è una “buona tivù” in Italia?  Sì, c’è una buona tivù. E se a dirlo è Alessandra Comazzi possiamo crederci. Perché Alessandra Comazzi è una che se ne intende. Si occupa di televisione da almeno trent’anni, come critico televisivo de La Stampa. E se ne occupa con serietà e competenza, com’è nel suo stile. Ha scritto e condotto essa stessa programmi radiofonici e televisivi (“Gente di Broadway”, “Televisionando”) e partecipa spesso ai talk show perché, essendo una donna intelligente e piacevole, che sa stare sul palcoscenico, è molto richiesta. Studiosa dei mezzi di comunicazione, ha analizzato, in oltre settemila articoli, il consolidarsi e il mutare delle tendenze e delle mode della tivù. La settimana scorsa è stata a Cavallermaggiore (invitata dall’associazione “Cquadro arte e cultura”) per parlare di televisione a partire dal suo recente libro “La tivù che mi piace”, edito da La Stampa. Una bella serata, filata via velocemente grazie alla grinta di questa donna energica e simpatica. Con la solita franchezza ha risposto a domande  molto dirette poste con garbo da Antonella Dogliatti, moderatrice dell’incontro.

 

Il servizio completo su La Fedeltà di mercoledì 12 novembre