Davanti a un pubblico prevalentemente femminile, venerdì 7 novembre nella sala della biblioteca Guido Serini, importante ricercatore nell’Istituto di Candiolo, ha tradotto con grande chiarezza temi complessi, avvicinando il grande pubblico al mondo della scienza e della ricerca portata avanti dall’Airc (Associazione italiana ricerca cancro) e dalla Fondazione piemontese di Candiolo.
Presente il sindaco Ernesta Zucco che ha introdotto la serata, e la responsabile del gruppo Airc di Fossano Piera Vigna che, con coraggio, ha portato la sua personale testimonianza. “Mi sono avvicinata all’Airc in anni difficili della mia vita. La mia è una famiglia decimata dal cancro; ho perso mio marito, io stessa ho avuto un cancro al seno in anni in cui la ricerca non era ancora così avanti. La chirurgia mi ha demolita e per una donna queste menomazioni lasciano profonde cicatrici non solo sulla pelle ma anche a livello psicologico. Anni dopo mi fu diagnosticato un cancro all’altro seno per fortuna non di natura metastatica. Il centro di Candiolo mi ha seguita in tutte le tappe. È una eccellenza nella ricerca che dobbiamo sostenere perché solo con il nostro aiuto la ricerca può continuare portando sempre più speranze e risposte al cancro”.
L’Airc, fondata nel 1965, da oltre 45 anni cerca di rendere il cancro sempre più curabile attraverso il sostegno a progetti scientifici innovativi realizzati nei più qualificati istituti di ricerca. In Piemonte, l’Airc nel 1986 ha contribuito a fondare l’Istituto di Candiolo, ormai centro di eccellenze per la cura e la ricerca, valutata da esperti autonomi internazionali che assegnano i fondi solo ai progetti più meritevoli. Supporta ogni anno circa 5.000 giovani ricercatori, investendo nel futuro della ricerca. “E propriro grazie alla ricerca - dice Serini - il cancro, anzi i tanti cancri che colpiscono gli organi, non sono più malattie incurabili”. I
Ma nonostante i passi da gigante fatti in questo campo, di cancro si muore ancora. “La gente viene uccisa dal tumore perché le cellule si disperdono invadendo il nostro corpo. Dobbiamo bloccare le metastasi. Su questo la ricerca continua ad indagare, di contro ognuno di noi può intervenire adottando uno stile di vita sano".
Articolo su La Fedeltà in edicola mercoledì 26 novembre