La lotta all’evasione, il “reverse charge” e la battaglia di Biraghi

Mentre solitamente l’Iva viene versata dal venditore, nel caso della Grande distribuzione l’imposta viene versata dall’acquirente, più concentrata e facilmente controllabile. Ma Biraghi protesta: “I fornitori dovranno attendere anni i rimborsi Iva”

Il presidente di Confindustria Cuneo Franco Biraghi, c’è l’ha messa tutta, nei giorni scorsi, per fermare l’emendamento alla legge di stabilità basato sul meccanismo del “reverse charge”, ovvero dell’«inversione contabile», ma non ce l’ha fatta. Si tratta di una misura che capovolge l’onere del versamento dell’Iva; mentre solitamente l’Iva viene versata dal venditore, in questo caso la tassa viene versata dall’acquirente. Perché questo capovolgimento? La logica è di fare in modo che a versare l’Iva siano le aziende più facilmente controllabili. Nel caso della Grande distribuzione organizzata (Gdo) si tratta di poche grandi aziende; dunque il controllo della loro contabilità non è troppo oneroso per il fisco. Viceversa le aziende fornitrici sono tantissime e il controllo, per il fisco, diventa impossibile. Ma le aziende fornitrici, non incassando più l’Iva sui ricavi, non riescono a compensare l’imposta pagata sui beni acquistati. I tempi del rimborso Iva sono biblici e le aziende finirebbero per restare senza liquidità. Di qui la protesta di Biraghi e della Confindustria in generale.