“Siete un piccolo gregge, ma con una grande responsabilità nella terra dove è nato e si è diffuso il cristianesimo. Siete come il lievito nella massa… La ricchezza maggiore per la Regione sono i cristiani, siete voi. Tutta la Chiesa vi è vicina e vi sostiene. La vostra testimonianza mi fa tanto bene. Grazie! Spero tanto di avere la grazia di venire di persona a visitarvi e confortarvi”: è una lettera ricca di vicinanza e di stima quella che Papa Francesco ha indirizzato ai cristiani del Medio Oriente in vista del Natale.
Un Natale di sofferenza che, scrive il Pontefice, negli ultimi mesi si è aggravata “soprattutto per l’operato di una più recente e preoccupante organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo, colpendo in modo particolare alcuni di voi che sono stati cacciati via in maniera brutale dalle proprie terre, dove i cristiani sono presenti fin dall’epoca apostolica”. Ai cristiani del Medio Oriente Papa Francesco indica la via del dialogo e della testimonianza. Dialogo ecumenico come testimoniano “santi e martiri di ogni appartenenza ecclesiale” e interreligioso che deve essere “basato su un atteggiamento di apertura, nella verità e nell’amore” così da essere anche “il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso, minaccia per i credenti di tutte le religioni”. Per Papa Francesco i cristiani possono aiutare i loro concittadini musulmani “a presentare con discernimento una più autentica immagine dell’Islam”.
Al tempo stesso, però, il Pontefice chiede “una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte di tutti i responsabili religiosi, per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità tali crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli”. Analogo impegno viene chiesto alla Comunità internazionale affinché “promuova la pace mediante il negoziato e il lavoro diplomatico, cercando di arginare e fermare quanto prima la violenza che ha causato già troppi danni. Ribadisco la più ferma deprecazione dei traffici di armi. Abbiamo piuttosto bisogno di progetti e iniziative di pace”.