Natale, gli auguri del vescovo

"Celebrare il Natale è andare incontro a Gesù presente nella Parola del Signore, nell’eucarestia, nella comunione fraterna, nella preghiera. Nello stesso tempo lo spirito del Natale ci chiede di essere cristiani in uscita: incontrare Gesù nelle persone, in particolare in quelle ferite, stanche, abbandonate della periferia umana, lontana o in casa nostra".

Anche quest’anno ritorna la festa del Natale. Per noi cristiani è la celebrazione della nascita di Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo. La Chiesa ha fissato la data del Natale il 25 dicembre. Siamo nei giorni del solstizio invernale quando, dopo il 21 dicembre, il sole incomincia, prima impercettibilmente poi in modo più sensibile, a guadagnare spazio sulla notte.

L’accostamento ha un suo eloquente messaggio. La venuta di Gesù è un “sole vittorioso” che, silenziosamente e pazientemente, ha il sopravvento sulla notte, sconfigge le tenebre, rischiara il cammino, amplia il nostro orizzonte.

La profezia di Isaia, “il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9,1), si avvera con la nascita di Gesù: nella notte di Natale i pastori -con loro tutti noi- sono avvolti dalla luce del Signore insieme all’annuncio di una grande gioia: “Oggi vi è nato un salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2,11).

Incerti, affaticati o delusi, vivere il Natale è riprendere coraggio, perché il Figlio di Dio viene a salvarci. Egli è “il sole che sorge e ogni giorno viene a visitarci dall’alto per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre” (Lc 2,11).

In quel bambino, adagiato nella mangiatoia, brilla una certezza: Dio non è lontano, né estraneo alla nostra storia. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù, nato da Maria, viene dall’alto: è il Figlio di Dio. Con la sua venuta si congiungono cielo e terra. La notte lascia il posto al giorno. La paura diventa speranza. Malattia e dolore sono illuminati dalla presenza del Signore. La morte si apre alla nuova esistenza senza sofferenza e senza tramonto.

Gesù Cristo è il “verbo” divino: Egli è la parola che rivela il volto di Dio, il sole che riscalda e rigenera, la luce che splende nelle tenebre e illumina il nostro cammino. Chi riconosce Gesù come Salvatore e lo accoglie, diventa figlio di Dio (Gv 1,12) e dà un nuovo respiro alla sua vita.

Il Natale, come scrive san Leone Magno, è “la nascita della vita”. Esso rimanda alla nostra nascita in famiglia e alla rinascita al fonte battesimale, come pure alla nascita di un mondo migliore. Ogni nascita è sempre un inizio di vita, aperta pazientemente al futuro: diventare uomini, crescere come discepoli del Signore, essere responsabilmente promotori di pace e di fraternità, di giustizia e di libertà. Nel nome del Natale, del Signore che viene, siamo certi che ogni giorno è un inizio: per noi, per le nostre famiglie, per la Chiesa, per la nostra società.

Celebrare il Natale è andare incontro a Gesù presente nella Parola del Signore, nell’eucarestia, nella comunione fraterna, nella preghiera. Nello stesso tempo il vangelo del Natale ci rivela Dio in uscita: il Figlio di Dio da ricco si fece povero e venne ad abitare in mezzo a noi per condividere le nostre debolezze. Lo spirito del Natale ci chiede di essere cristiani in uscita: incontrare Gesù nelle persone, in particolare in quelle ferite, stanche, abbandonate della periferia umana, lontana o in casa nostra.

Uscire è guardare con stupore il sorriso di un bambino e lasciarci interrogare dalla sua semplicità e attesa. È avvertire la presenza del Signore nella famiglia dove, pur nelle difficoltà e ristrettezze, c’è posto per l’accoglienza reciproca, l’ascolto, il perdono, l’ospitalità. È incontrare il Signore nei malati, nelle persone sole, negli emarginati per condividere un tratto di strada e portare la carezza di una visita e di una mano solidale. È vedere nei piccoli e grandi, umiliati da miseria e povertà, il bambino nato in una stalla, perché ad essi sono negati dignità e diritto di essere uomini e donne. È avvicinarsi a chi è fermo ai bordi della strada per dire, come Gesù al paralitico, “alzati e cammina”. È anche indignarci dinanzi a violenti, affaristi e spregiudicati, per unirci alla schiera delle persone oneste e generose che operano per una società più pulita, solidale e fraterna. Nessun cristiano può rimanere ai margini della lotta per la giustizia.

Il volto del Signore si rivela negli ultimi. “Se cerchi Dio - scrive il teologo Gustavo Gutierrez -, devi stare vicino ai poveri”. Annota Benedetto XVI: “Chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio”.

Natale è presepio, festa in famiglia. È partecipare alla messa di mezzanotte. È dare spazio a gesti di bontà. Purché tutto ciò non si limiti ad una annuale inverniciatura di cristianesimo.  Ognuno è invitato a fare uso del proprio navigatore satellitare o, più precisamente, “solare”. La meta è la grotta di Betlemme, è il Salvatore che silenziosamente continua a illuminare, a guarire, a mettere in piedi. Rivolto verso l’alto, il navigatore può dirci: “Avanti… Fermati… Hai sbagliato strada… Rielabora l’itinerario”. Allora, come i pastori e i magi, potremo camminare più spediti e sicuri verso la luce. E sarà Natale.

Auguro a tutti, in particolare agli ammalati e anziani, a chi ha perso il lavoro o in cerca di occupazione, a quanti sono umiliati da difficoltà economiche, a coloro che hanno conosciuto il fallimento del loro matrimonio, che il Sole del Natale splenda più intenso e luminoso. Buon Natale.

* Vescovo di Cuneo e di Fossano