La caporetto del made in Italy agroalimentare

Il maltempo e le malattie hanno decimato la produzione; una crisi che colpisce il Paese in un campo in cui per secoli siamo stati leader

La scorsa settimana, facendo un bilancio dell’agricoltura piemontese, parlando del calo della produzione lorda vendibile, abbiamo voluto sottolineare però un dato positivo: l’incremento occupazionale, in controtendenza con tutti gli altri settori. Ma c’è un dato preoccupante a livello nazionale: il calo della produzione riguarda, in particolare, i prodotti tipici italiani: la produzione dell’olio di oliva è crollata del 35%; quella di agrumi del 25%; il vino del 15%; il miele del 50% (le api, a causa delle piogge dell’estate scorsa hanno subito una moria eccezionale) per non parlare di grano duro, mandorle, castagne (queste ultime -60% in dieci anni). Una piccola “caporetto” del made in Italy agroalimentare, dovuto a diversi fattori: climatici, da virus, batteri, parassiti di alberi, arbusti, frutta e verdura. Il risultato è che le scorte di alcuni di questi prodotti sono stimate per non più di sei mesi, un record negativo che impensierisce per diversi motivi. Comunque li si guardi, questi dati appaiono giustamente preoccupanti, perché parlano di una crisi che ci colpisce in quel campo in cui per secoli siamo stati un paese davvero “leader”: i prodotti italiani sono rinomati in tutto il mondo. Come valutare questi dati, quali le conseguenze per la popolazione?

 

Sul numero di mercoledì 14 gennaio un approfondimento sull’argomento