Giacomo Gapp

Testimoni del Risorto 28.01.2015

Con i criteri dell’epoca, 100 anni fa era uno dei nostri acerrimi nemici, un “odiato austriaco” che impediva all’Italia di rientrare in possesso dei territori “irredenti”; anche piuttosto valoroso, almeno a giudicare dalla medaglia d’argento che riesce a meritarsi, insieme ad una ferita piuttosto seria, che per un po’ lo tiene lontano dalle trincee. Appena guarito, però, ritorna al fronte e questa volta riusciamo anche ad imprigionarlo, a Riva del Garda, fino al 14 agosto 1919. Giacomo Gapp è nato in una famiglia numerosa di Wattens, Tirolo (Austria) il 26 luglio 1897. Frequenta il ginnasio francescano di Hall fino all’arruolamento; dopo la guerra entra dai Marianisti ed è ordinato prete ad aprile 1930 nella cattedrale di Friburgo. Inizia a svolgere il suo ministero tra Freistadt e Graz qualificandosi subito come il prete che, oltre all’insegnamento ed alla direzione spirituale, va a cercare i poveri, senza aspettare che questi vengano da lui. Raccontano che evitasse anche di accendere la stufa nella propria camera, per avere un po’ di legna o di carbone da portare alle famiglie più misere. L’altra sua caratteristica, che non passa inosservata, è la ferma opposizione al nazismo: si è confrontato e formato sulle direttive pastorali dei vescovi tedeschi ed austriaci e, in particolare, sull’enciclica “Mit brennender Sorge” di Pio XI, arrivando alla drastica, e per certi versi scomoda, conclusione che la fede cattolica è assolutamente incompatibile con la politica nazista. Se a ciò si aggiunge il pregio, che a volte viene scambiato per difetto, di non avere peli sulla lingua, possiamo facilmente immaginare i rischi cui comincia ad andare incontro. Nel 1938 lo mandano come viceparroco a Breitenwang-Reutte, nel Tirolo, dove facendo catechismo nelle scuole si gioca subito il posto, insegnando ai suoi alunni che bisogna amare tutti, indipendentemente dalla razza o dalla religione; il che, se evangelicamente parlando non fa una grinza, evidentemente va a cozzare con la politica razziale che è un cardine del nazismo. E finisce così nella “lista nera”, tra i soggetti che devono essere attenzionati dalla Gestapo per la circolazione di idee pericolose. Sospeso dalla scuola e addirittura trasferito di parrocchia, rientra in famiglia a Wattens, ma anche di qui deve far le valigie quasi subito, per via di una predica troppo esplicita. “Dio è il tuo Dio, non Adolf Hitler” è una frase ricorrente della sua predicazione. Incompreso e frainteso anche tra i preti, padre Gapp comincia a pagare con l’isolamento e la solitudine la sua fiera opposizione al nazismo che molti si rifiutano di condividere. Dopo un breve soggiorno in Francia lo spediscono in Spagna e tutti questi suoi spostamenti sono attentamente seguiti dalla Gestapo, che ormai lo considera un avversario temibile, una sorta di mina vagante, con l’aggravante di essere intelligente e culturalmente ben equipaggiato e, anche per questo, con notevole ascendente su chi lo ascolta. Con la sensazione che ormai tutti gli hanno fatto terra bruciata intorno, a fine 1940 chiede alla S.Sede l’esclaustrazione di un anno, subito concessagli; ma fuori della Congregazione resiste poco e due mesi dopo già chiede la riammissione, mentre in lui comincia ad essere chiara la percezione del martirio ormai imminente: “Versare il sangue per Cristo e per la Chiesa è per me la cosa migliore e più sublime”. Per la Gestapo è il momento psicologicamente opportuno per tendergli la trappola mortale: due emissari, che si spacciano per ebrei desiderosi di convertirsi al cattolicesimo, riescono pazientemente a guadagnare la sua fiducia e ad accompagnarlo in Francia, ad Hendaye, dove il 9 novembre 1942 è arrestato. Il dispendio di forze e le energie impiegate per l’arresto dimostrano come quel prete faccia paura. Subito trasferito a Berlino e sommariamente processato, il 2 luglio 1943 è condannato a morte “per alto tradimento” e la condanna viene eseguita per decapitazione la sera del successivo 13 agosto. La salma è spedita al laboratorio di medicina dell’Università berlinese per i ben noti esperimenti nazisti e non restituita alla famiglia, per evitare ogni possibile onore post mortem. Himmler in persona è informato dettagliatamente di ogni cosa, a conferma di quanto padre Gapp abbia fatto tremare il nazismo, che, secondo l’affermazione dello stesso Himmler, “se avesse avuto uomini della tempra di quel prete si sarebbe affermato ovunque”. A guadagnarci, invece, è la Chiesa, che in lui ha un martire in più, proclamato beato nel 1996 da Giovanni Paolo II.