Servono 650mila euro perché l'aeroporto di Levaldigi si salvi dalla liquidazione, che diventerebbe la strada "obbligata" nel caso che, nell'incontro previsto per giovedì 9 luglio, non si approvi l'aumento di capitale. Chi sarà disposto a versarli? La Geac, società che gestisce lo scalo, può contare ormai su un solo azionista, la Camera di commercio di Cuneo (è previsto l'ingresso, in un eventuale futuro, del Comune di Savigliano, che però avrà una quota molto piccola). Gian Pietro Pepino, direttore dell'infrastruttura, si dice fiducioso: "Il nostro territorio - dichiara - è ricco di imprenditori illuminati".
Il bilancio 2014 dell'«Alpi del mare» registra una perdita di 1.300.000 euro, superiore a un terzo del capitale sociale e delle riserve. Se pareggiare i conti è difficile per tutti i piccoli aeroporti, quello di Levaldigi deve affrontare un ulteriore problema: allo scalo cuneese si chiede infatti di pagare per avere il servizio di torre di controllo, che altrove viene "coperto" dallo Stato.
Da più parti si denuncia il rischio che, con l'eventuale chiusura dell'«Alpi del mare», la Granda resti isolata, privata di una infrastruttura che paradossalmente doveva rappresentare una carta vincente per le attività produttive e soprattutto per il turismo. Preoccupazione anche per i lavoratori impiegati allo scalo.
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