Continua a far discutere il diktat dell’Unione europea che, intimando all’Italia di abrogare la legge 138, di fatto apre le porte all’utilizzo della polvere di latte nella produzione dei formaggi.
Va intanto subito precisato che l’eventuale abrogazione non interesserebbe i Dop, ovvero i formaggi a Denominazione di origine protetta (Toma, Raschera, Murazzano e Castelmagno). Tuttavia, secondo Slow food e una parte del mondo agricolo e lattiero-caseario, la liberalizzazione dell’uso della polvere di latte nella produzione dei formaggi si tradurrebbe in un attacco indiscriminato ai formaggi tipici. “Dopo il cioccolato senza burro di cacao e il vino senza uva, le grandi industrie provano ad attaccare un altro settore di punta dell’agroalimentare italiano, secondo una logica al ribasso che danneggia pesantemente il nostro Paese - dice il presidente della Fondazione Slow food Piero Sardo -. Se questa nuova istanza venisse accolta, il comparto lattiero-caseario di qualità subirebbe un grave contraccolpo”. La questione sta dividendo il mondo agricolo. Coldiretti ha subito dato battaglia contro il diktat dell’Unione europea; una battaglia culturale, che afferma innanzitutto il valore del Made in Italy, che potrebbe essere offuscato dall’abrogazione di una norma che distingueva il nostro Paese rispetto agli altri. Agrinsieme (che riunisce le altre sigle del mondo agricolo) ha un atteggiamento più pragmatico; partendo dalla considerazione che l’Italia è l’unico Paese a impedire l’uso della polvere di latte e che questo crea una situazione di concorrenza sleale per i trasformatori (compresi i caseifici cooperativi) punta a ottenere maggior trasparenza, ovvero che venga indicato chiaramente su etichetta l’utilizzo o meno del latte in polvere in modo che siano i consumatori a decidere.