Silvia Pettiti racconta Fratel Arturo

La giornalista fossanese, che ha seguito Arturo Paoli in tutti questi anni, si occupa della Fondazione a lui dedicata e ha dato alle stampe un libro che raccoglie i suoi  scritti giovanili lucchesi, quasi interamente inediti

Domenica 12 e lunedì 13 luglio, nella sua Lucca (dove era stato ordinato sacerdote) si è spento Arturo Paoli, uno straordinario testimone del cristianesimo, un vero “profeta” biblico, l’ultimo dei “patriarchi” della fede in Italia - com’è stato definito da alcuni media. A novembre avrebbe compiuto 103 anni. Sul numero scorso abbiamo pubblicato un ricordo di una giornalista che lo aveva intervistato 25 anni fa. Su questo numero presentiamo la testimonianza della giornalista fossanese Silvia Pettiti, che lo ha seguito in tutti questi anni e che si occupa in prima persona della Fondazione a lui dedicata, oltre che della redazione di “Oreundici”, una rivista nata da un gruppo legato a fratel Arturo. Silvia ha anche curato il recente libro “Chi ha diritto di dirsi cristiano?”, che raccoglie gli scritti giovanili lucchesi di Paoli, quasi interamente inediti, dalla sua ordinazione sacerdotale nel giugno 1940 fino al trasferimento a Roma, avvenuto su richiesta di mons. Montini (il futuro Papa Paolo VI) “per ricoprire l’incarico di viceassistente nazionale della Gioventù di Azione Cattolica”. Incarico da cui verrà allontanato nel 1954 per divergenze di vedute con la presidenza di Luigi Gedda. Un periodo intenso e fondamentale per la fede e il pensiero del sacerdote e dell’uomo Arturo Paoli, che emerge con chiarezza da queste pagine, relative ad un periodo ancora poco conosciuto e approfondito su questo straordinario testimone del cristianesimo.

 

Il servizio su la Fedeltà di mercoledì 22 luglio