Accoglienza profughi: le chiese si mettono in gioco

Il cardinale Angelo Bagnasco e monsignor Nunzio Galantino esprimono l’adesione all'appello del Papa. A fine mese "modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi". In Italia se ciascuna parrocchia ospitasse una famiglia di 4 persone, oltre 100mila persone troverebbero un alloggio e una sistemazione.

“Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”. L’appello di Papa Francesco, domenica 6 settembre, dopo la recita dell’Angelus, ai suoi “fratelli vescovi d’Europa” ha suscitato grandi risonanze e ha già riscosso in tutta Europa grandi consensi, che si aggiungono alle iniziative che già molte diocesi avevano intrapreso nell’ultimo periodo a favore dei profughi. “È un appello che accogliamo con la gratitudine di chi riconosce nel Successore di Pietro colui che, anche nelle situazioni più complesse, sa additare le vie per un Vangelo vissuto. È un appello che trova le nostre Chiese in prima fila nel servizio, nell’accompagnamento e nella difesa dei più deboli”, scrivono in una nota, diffusa il 7 settembre, il cardinale Angelo Bagnasco e monsignor Nunzio Galantino, rispettivamente presidente e segretario generale della Cei. “È un appello - proseguono - che in queste settimane custodiremo nel respiro della preghiera e del confronto operativo, arrivando a fine mese a consegnarlo al Consiglio episcopale permanente (30 settembre - 2 ottobre), al fine di individuare modalità e indicazioni da offrire a ogni diocesi”. In Italia le parrocchie sono oltre 25mila, secondo i dati desunti dall’archivio dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero; in Europa sono circa 122mila, secondo l’Annuario statistico della Chiesa.

Parrocchie in prima linea

In Italia se ciascuna parrocchia ospitasse una famiglia di 4 persone, oltre 100mila persone troverebbero un alloggio e una sistemazione. “Spero che si realizzi questo auspicio, che è un po’ contabile ma che dà l’idea delle possibilità che ci sono nel nostro Paese”, afferma il cardinale Bagnasco. La Chiesa di Genova ospita circa 400 profughi e 50 di loro sono alloggiati presso il seminario arcivescovile del Righi. “L’appello del Santo Padre - evidenzia il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma - si inserisce nell’impegno consolidato che proprio la diocesi porta avanti da anni grazie all’opera quotidiana della Caritas diocesana”. L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, assicura che la diocesi “è pronta a fare la sua parte dando vita al piano di accoglienza diffusa, che coinvolgerà le parrocchie e sarà gestito dalla Caritas ambrosiana per l’accoglienza di piccoli gruppi, 5 o 6 persone” per ciascuna delle 1.100 parrocchie della diocesi di Milano. Risponde subito all’appello del Papa il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che chiede un “maggiore coinvolgimento” di tutte le parrocchie per farsi carico dell’accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi. Complessivamente il volontariato cattolico si sta attualmente occupando solo nel territorio della diocesi di Firenze di quasi un migliaio di persone. Sulla questione è intervenuto anche monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, il 29 agosto. L’obiettivo è promuovere in ogni unità pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno. “L’appello del Papa di domenica - dice Sergio Durando, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti - ha rafforzato l’invito di monsignor Nosiglia. Aumenta il numero delle famiglie, delle parrocchie, delle congregazioni religiose, delle associazioni e dei movimenti laicali che si offrono per l’accoglienza”. Anche il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha fatto pervenire ai parroci e ai rettori delle chiese della diocesi una sua lettera in cui chiede di coordinare “sul territorio - a livello vicariale e delle nascenti collaborazioni parrocchiali - interventi concreti”. Il vescovo di Crema, monsignor Oscar Cantoni, ha chiesto alla comunità cristiana, “a cominciare dalle parrocchie, dai gruppi, dai movimenti e dalle associazioni, in sinergia con la società civile”, di “organizzarsi nel far fronte all’emergenza profughi”. “I richiedenti asilo attualmente accolti nel territorio cremasco sono 80, distribuiti in vari punti”, ha spiegato Claudio Dagheti, vicepresidente della Caritas di Crema. Dal vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, l’auspicio di giungere a un’accoglienza diffusa in cui ogni comunità parrocchiale disponibile si faccia carico dell’integrazione di ristretti gruppi di profughi. Nell’attesa di raccogliere le disponibilità delle singole parrocchie l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, destina, per la prima accoglienza, in maniera stabile, il monastero Gesù Sacerdote delle Carmelitane Scalze, edificio adiacente al seminario di Poggio Galeso. Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, accoglie e fa suo l’appello del Papa: “Anche le famiglie che abbiano a disposizione immobili sfitti accolgano i rifugiati”. Non solo quindi un appello “alle parrocchie, alle congregazioni religiose, ai conventi, ai monasteri, anche di clausura”, ma un invito rinnovato a tutte “le famiglie di buona volontà”. Impegnate sul fronte dell’accoglienza, tra le altre, anche le diocesi di Cagliari, Bergamo, Padova, Vicenza, Udine, Pompei, Ischia, Teggiano-Policastro, Lamezia Terme, Reggio Calabria-Bova. Un impegno che unisce in un abbraccio di fratellanza da Nord a Sud.