“Giro” di parroci e sacerdoti in diocesi

Il vescovo Giuseppe Cavallotto ha nominato nuovi parroci e ha conferito nuovi incarichi pastorali in diocesi. I criteri: potenziare il lavoro “in rete” nelle zone pastorali e mantenere le piccole comunità

In qualche parrocchia era noto già da giorni e ora c’è anche l’ufficialità. Il vescovo Giuseppe Cavallotto ha nominato nuovi parroci e ha conferito nuovi incarichi pastorali in diocesi.

Una serie di cambiamenti che coinvolgerà nelle prossime settimane diversi sacerdoti e numerose comunità, e che si pone in continuità, anzi rappresenta quasi una seconda fase di quella ridistribuzione del clero avvenuta a fine estate 2009 che allora il nostro giornale definì “rivoluzione”. Vediamo quali sono queste nuove nomine, che coinvolgono sette sacerdoti diocesani e uno della comunità dei frati Cappuccini.

 

Le nomine dei nuovi parroci e curati

Innanzitutto don Giovanni Berardo, mentre continua ad essere parroco di Maddalene e Gerbo, assume lo stesso incarico anche nelle comunità di San Vittore e Piovani.

Don Piergiovanni Bono diventa parroco di Salmour e Sant’Antonino e quindi lascia le parrocchie di Vottignasco, Gerbola e Tetti Roccia. Al suo posto arriva don Giuseppe Scotta, che saluta così le parrocchie di Piovani e San Vittore.

Il vicario generale don Derio Olivero lascia Sant’Antonino e San Filippo (dove è stato vicario parrocchiale negli ultimi mesi) e viene chiamato a guidare la Pastorale giovanile diocesana e a curare la formazione degli aspiranti al diaconato permanente nelle due diocesi di Fossano e Cuneo. Anche il diacono Nino Mana lascia Salmour.

Don Davide Pastore è nominato amministratore parrocchiale di San Filippo e responsabile della Pastorale giovanile nella zona alta della città di Fossano.

Don Andrea Ciartano viene trasferito dalle parrocchie di Sant’Antonio Abate e San Bernardo e diventa curato a Centallo; inoltre sarà responsabile della Pastorale giovanile nella zona Sud-Ovest della diocesi e del Centro diocesano vocazioni. Don Danilo Bedino lascia infatti Centallo per un anno sabbatico di formazione.

Don Ezio Bodino resta unico parroco di Sant’Antonio abate e San Bernardo, ma la comunità dei cappuccini dà la sua disponibilità a collaborare in entrambe le parrocchie; inoltre uno dei due frati cappuccini recentemente ordinati sostituirà don Andrea Ciartano nella cura dei giovani delle due parrocchie.

Le nomine hanno effetto a partire dal 1° ottobre, ma per Salmour e Sant’Antonino bisognerà attendere il 15 novembre.

 

I criteri ispiratori e gli obiettivi

Quali criteri sono stati seguiti? Ce lo spiega il vicario generale don Derio Olivero: “Abbiamo agito alla luce del documento delle due diocesi «Piccole Comunità» (approvato dai Consigli pastorali diocesani nel giugno dello scorso anno) che ha come principio ispiratore la volontà di salvaguardare le piccole comunità e di individuare in diocesi, a supporto di queste, alcuni centri pastorali (come Centallo, Villafalletto, Salmour…)”.

L’obiettivo cioè è mantenere le singole comunità, che sono una risorsa e non un problema per la vita della Chiesa, dotandole di un’organizzazione autonoma, più leggera (non possono far tutto...), legata a qualcosa di specifico; i centri pastorali sono invece luoghi dove vengono garantiti tutti i servizi (anche quelli che non possono sempre svolgersi nelle piccole parrocchie). “Ad esempio - spiega ancora il vicario generale -, in futuro ci sarà un unico parroco nelle tre comunità dell’Oltrestura; la stessa cosa accadrà a Villafalletto attorno a cui gravitano Gerbola, Vottignasco… e così via. Per quanto riguarda la città si punta a mantenere la parrocchia di San Filippo, ma nell’ottica di potenziare collaborazioni con la Cattedrale sugli ambiti più fragili (come il catechismo e i gruppi giovani); nello stesso tempo don Davide Pastore continuerà a coordinare il cammino dei giovani di tutta la zona alta della città”.

Si continua dunque sulla strada, già tracciata nel decennio scorso, del lavoro “in rete” nelle Unità e nelle Zone pastorali. Una strada su cui a volte si arranca con un po’ di fatica, ma che è inevitabile sia per l’oggettiva carenza di sacerdoti (che non possono più limitarsi a curare una sola parrocchia) sia per dar corpo ad un’effettiva corresponsabilità laicale più volte richiamata dalla Chiesa del Concilio.