“Carne rossa? Poca ma di qualità”

È la risposta all’allarmismo dei giorni scorsi sul rapporto Iarc; un passo avanti rispetto a una reazione puramente difensiva, possibile anche grazie ai passi avanti sulla qualità

Se non fosse in questione la nostra salute ci sarebbe da ridere. Si è fatto un “can-can” sul nuovo rapporto dello Iarc - l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della Sanità che si occupa di ricerca sul cancro  - come se  lo Iarc avesse rivelato chissà quali novità. La relazione fra il consumo di carni rosse e i tumori era già stata evidenziato in precedenza da centinaia di studi: i tumori non scendono dalla luna; gli studi stanno cercando di stabilire relazioni con i nostri stili di vita e l’hanno stabilita con la prolungata esposizione alla luce solare, con l’abuso di alcol e da tempo si parla dell’abuso delle carni rosse e degli insaccati. Perché allora tanto clamore come se si trattasse di una novità assoluta? Le Organizzazioni di categoria hanno cercato di “salvare il salvabile” elogiando la qualità delle nostre carni, portando elementi a sostegno di queste loro dichiarazioni e invitando a seguire la dieta mediterranea (ovvero, a mangiare un po’ di tutto senza eccessi né abusi). Se fino a ieri quasi tutte le associazioni di categoria faticavano a consigliare  moderazione nel consumo di carne perché ritenevano che questo andasse contro i loro interessi, ora quasi tutti si sono convertiti allo slogan: “meglio consumare poca carne, ma di qualità”. Un passo avanti.