Merkel “personaggio dell’anno”. Ma l’intera Germania ha aperto le porte ai rifugiati

Dietro la copertina che la rivista statunitense ha riservato alla cancelliera tedesca c’è un Paese che ha accolto quasi un milione di stranieri in fuga da guerra e fame. Solidarietà e organizzazione teutonica hanno permesso per ora di assorbire la sfida. Essenziale il contributo delle Chiese cattolica e protestante

La copertina del settimanale Time di New York dedicata al “personaggio dell’anno 2015” è stata assegnata ad Angela Merkel. La Cancelliera della Repubblica federale di Germania ha ricevuto il riconoscimento per “la sua leadership nell’aver promosso e mantenuto un’Europa aperta e senza confini di fronte alla crisi economica e a quella dei profughi”. La scelta del magazine di focalizzare le motivazioni sull’azione politica ed economica, e il riferimento esplicito alle frontiere aperte e alla crisi umanitaria, invitano ad analizzare quale sia l’attuale situazione in Germania per la gestione dei richiedenti asilo, anche alla luce dell’afflusso di profughi verso l’Europa che non è certamente concluso. Intanto nella giornata di ieri la Merkel ha vinto la sua battaglia interna al partito, proprio attorno al tema dei rifugiati. La cancelliera ha convinto la Cdu: sì all’accoglienza, anche se ci sarà una riduzione globale del numero dei richiedenti asilo, grazie ai controlli più efficaci alle frontiere esterne della Ue e agli hotspot in Italia e Grecia. Il risultato politico è stato acquisito, ma il futuro richiede un grande slancio sociale ed economico.

 

Situazione “bollente” ma sotto controllo. Dal gennaio 2015 sono 965mila le domande d’asilo presentate in Germania (fonte Ufficio federale per l’immigrazione e i rifugiati, Bamf): una cifra da record che ha posto numerosi problemi. Eppure, dall’inizio dell’anno i tempi di attesa per l’elaborazione delle singole richieste è scesa a 5 mesi e mezzo rispetto ai 7 del 2014. Nel solo mese di novembre sono state prese in carico 57.800 domande, ovvero il 162% in più rispetto al novembre 2014. Nel contempo sono state accolte 35.400 domande, il 145% in più nei confronti del mese corrispondente dell’anno prima. Le procedure di riconoscimento dell’asilo richiedono una “valutazione individuale, per ragioni di certezza d’identità e per prevenire abusi e illegalità”, spiegano al Bamf, dove si lavora a ritmo serrato. Le decisioni variano a seconda della provenienza e delle richieste avanzate anche dai Paesi d’origine. Dal mese di gennaio 4mila rifugiati hanno trovato lavoro e il processo di accoglienza porta, secondo il ministro federale della Giustizia, Heiko Maas, alla necessità “di unire tutte le persone che vengono da noi, meglio e più velocemente. Per questo dobbiamo confrontare i dati”. Ma per Maas “l’integrazione non è solo un oggetto di politica, ma di tutta la società, le organizzazioni interessate, comprese le chiese”.

 

Assistenza medica ed educativa. La Asylbewerberleistungsgesetz (la legge che regolamenta il diritto d’asilo in Germania in ottemperanza delle regole europee) assicura ai rifugiati il diritto alle cure mediche. Per quanto tali cure per i rifugiati siano competenza esclusiva dei Länder e delle municipalità, il governo federale contribuisce in modo che non diventi un aggravio eccessivo a livello locale. In questo modo i Länder possono emettere una tessera sanitaria ad hoc per i rifugiati. Del resto i migranti che sono affluiti in Germania sono giudicati per lo più in buona salute. “Le malattie infettive si verificano nella stessa misura della popolazione autoctona”, assicurano le autorità sanitarie nazionali. I rifugiati, ribadisce il ministero competente, “non sono causa di aumento delle malattie”. Nei progetti federali per l’integrazione e l’educazione sociale c’è d’altronde la possibilità di favorire l’inserimento dei rifugiati nella Protezione volontaria civile. Potrebbero così apprendere competenze tali da permettere il futuro reinserimento nel Paese d’origine. Nel frattempo sono stati stanziati, nel “pacchetto asilo 1”, 559 milioni di euro per l’istruzione e la formazione linguistica: 300mila rifugiati riceveranno lezioni di tedesco e con altri 479 milioni entro il 2017 saranno introdotti nel mondo della formazione professionale almeno 200mila rifugiati.

 

Il ruolo delle Chiese. In questi dati si inserisce la collaborazione Stato-Chiese, nella quale un ruolo imprescindibile hanno le azioni assistenziali e caritatevoli sia a carico della Chiesa cattolica sia delle Chiese protestanti, anche attraverso le due associazioni Caritas e Diakonie. La Chiesa cattolica in Germania nel 2015 ha reso disponibili 98,6 milioni di euro per aiuti e assistenza ai profughi: le diocesi tedesche hanno fornito dal canto loro più di 66,5 milioni di euro di fondi speciali per l’assistenza ai rifugiati in Germania senza considerare lo straordinario aiuto giunto da congregazioni religiose e associazioni cattoliche, con 100mila volontari in azione. Le organizzazioni umanitarie ecclesiali hanno sostenuto progetti per i rifugiati all’estero per 32,1 milioni di euro. E l’impegno prosegue. Così che il riconoscimento assegnato da Time alla Merkel appare convincente, benché da condividere con un Paese che ha saputo mobilitarsi nella sua (quasi) totalità.