Don Andrea Beltrami

Testimoni del Risorto 23.12.2015

Tutti se lo contendono, istituti, scuole laiche e anche seminari, perché è di un’intelligenza straordinaria e tutti i suoi esami sono un trionfo. Lui, invece, ha solo voglia di essere salesiano: se lo sente dentro come un imperativo che non ammette repliche e lo vede come unico obiettivo di vita. All’origine di questa vocazione c’è un incontro, neanche tanto ravvicinato, con don Bosco, che gli fa comunque nascere il desiderio di essere un giorno con lui; soprattutto, c’è una predica del vescovo salesiano Giovanni Cagliero, che riesce ad ipnotizzarlo ed a fargli sognare la missione. È nato nel 1870 ad Omegna (Novara), primogenito di dieci fratelli, da genitori profondamente cristiani, che tuttavia fanno fatica ad accettare un figlio salesiano. Così, mentre mamma piange e papà è fermamente contrario, alla fine prevale la fede e mamma, accompagnandolo dai salesiani di Foglizzo, raccomanda al maestro dei novizi: “Ne faccia un santo”. “Farmi santo” è anche il proposito che il ragazzo scrive quel giorno, a dimostrazione che le parole delle mamme non cadono mai nel vuoto, ma bisogna dire che davvero poche mamme sono prese così in parola dal buon Dio. Lo stesso don Bosco si lascia scappare che “di Beltrami ce n’è uno solo”, in quel giorno del 1886 in cui gli impone l’abito chiericale. L’anno dopo, nelle mani di un don Bosco già sul viale del tramonto, emette i primi voti e comincia a prepararsi seriamente al sacerdozio. Gli è compagno il principe polacco Augusto Czartoriski, fragile di salute ma eroico nel suo impegno di santità. Tra i due nasce una profonda amicizia spirituale che si trasforma anche in aiuto fraterno, quando a questi è diagnosticata la tubercolosi. Andrea diventa praticamente la sua ombra, seguendolo per incarico dei superiori anche nei vari spostamenti, che Augusto accetta nella vana ricerca di aria salubre che gli restituisca la salute. Non è difficile immaginare quale influenza quest’ultimo eserciti sul più giovane Andrea, irrobustendo la sua fede, insegnandogli a soffrire per amore e instillandogli a poco a poco una spiritualità oblativa e riparatrice che diventerà poi la caratteristica specifica di Beltrami. Che nel 1893, alla morte di Augusto, ha la netta sensazione di “aver curato un santo”, riconoscendo quanto da lui ha ricevuto per la sua crescita spirituale e non sapendo che, con ogni probabilità, da lui ha ereditato anche la tubercolosi. Pian piano scavato e indebolito anche lui dalla stessa malattia, ha un modello di vita cui ispirarsi, sviluppando contemporaneamente una spiritualità propria. “Né guarire né morire, vivere per soffrire” diventa il suo programma di vita, nella certezza che “soffrire e pregare sia più utile per me e per la Congregazione, che lavorare...”. Sembra avere soltanto la paura di non fare in tempo a diventare sacerdote e così i superiori, molto saggiamente, mentre fanno novene per la sua guarigione, affrettano anche la sua preparazione e le necessarie dispense per poterlo ordinare l’8 febbraio 1893, a 23 anni non ancora compiuti. Ad imporgli le mani è proprio monsignor Cagliero, il vescovo della sua vocazione, e da quel giorno don Andrea capisce che la sua missione non sarà tra i giovani e neppure tra gli indios: il suo letto diventerà altare e cattedra, in cui immolarsi insieme a Gesù e da cui insegnare come si ama, come si offre e come si soffre. La sua cameretta diventa tutto il suo mondo, da cui scrive ed in cui celebra la sua cruenta messa.“Mi offro vittima con Lui, per la santificazione dei sacerdoti, per gli uomini del mondo intero”, ripete, ma la sua salesianità lo spinge ad intrattenere anche rapporti con il mondo esterno, ispirando e sostenendo, ad esempio, la nascita del centro giovanile “Cesare Balbo”, di cui sarà socio anche Piergiorgio Frassati. Muore il 30 dicembre 1897, abbandonandosi nelle mani dell’Ausiliatrice. Nello stesso istituto di Valsalice si sta formando un giovane chierico astigiano, Luigi Variara, che lo sceglie come modello di vita e che, diventando sacerdote e missionario salesiano in Colombia, si ispirerà a lui nel fondare la Congregazione delle Figlie dei Sacri cuori di Gesù e Maria. E’ il “filo rosso” della santità, che da don Bosco, passando per don Rua e don Augusto Czartoriski, attraverso don Andrea arriva fino a Luigi Variara, a dimostrazione che i santi non sono mai isolati e sporadici. Mentre però tutti questi sono arrivati alla gloria degli altari, solo don Andrea Beltrami (venerabile dal 1966) è ancora in “lista d’attesa” e si attende il riconoscimento di un miracolo che gli apra le porte della beatificazione.