I nuovi confini della Riserva naturale speciale dell’Augusta Bagiennorum, “riscritti” dal Comune con l’avallo della Regione, non piacciono a “Paese nostro”, comitato del paese che si occupa di tutela ambientale. Il motivo? La nuova geografia del parco di Bene Vagienna consiste, in realtà, in una sua riduzione, che ha permesso, per contro, di estendere la zona all’interno della quale si può cacciare.
Il Comune: “I confini frutto di un errore della Regione”
L’estensione del parco e il “libero accesso” alle doppiette sono temi che da tempo vengono dibattuti.
È stata più volte segnalata la presenza massiccia di animali selvatici nel territorio di Bene Vagienna e dintorni: cinghiali e caprioli devasterebbero le coltivazioni e, durante i loro spostamenti, costituirebbero una minaccia per la sicurezza stradale. La crescita esponenziale di queste specie sarebbe dovuta al fatto che da anni è vietato cacciare all’interno di un territorio molto vasto: il “no” alle doppiette si applicava infatti non solo agli scavi archeologici di frazione Roncaglia – area centrale della Riserva naturale speciale – ma anche in quella che viene definita “zona di salvaguardia” e che ha la funzione di “raccordare paesaggisticamente e funzionalmente il territorio della Riserva naturale speciale con il territorio circostante”. Non è tutto: secondo quanto è stato riferito dagli amministratori di Bene Vagienna durante un Consiglio comunale dei mesi scorsi, i confini del parco che sono stati ora modificati risultavano molto estesi non per una precisa volontà, ma per un banale errore compiuto da funzionari della Regione.
“Paese nostro”: “Non informati cittadini e Soprintendenze”
Uniti in una sorta di battaglia comune, Bene Vagienna, Narzole e Lequio Tanaro – i tre comuni il cui territorio è toccato dalla Riserva – hanno chiesto alla Regione di “rettificare i confini”. Il Consiglio regionale ha espresso parere favorevole nei mesi scorsi: come nota con rammarico “Paese nostro”, dalla Riserva sono così stati esclusi l’anfiteatro romano, cascina Ellena con la ricostruzione dell’orto romano, la zona dove svolge parte delle sue attività il Centro di archeologia didattica Archea e il percorso naturalistico che dal centro di Bene Vagienna raggiunge la stessa cascina Ellena.
Secondo la ricostruzione che della vicenda fornisce “Paese nostro”, i tre Comuni non hanno informato in modo adeguato né i residenti (serviva una “discussione preventiva”), né gli enti che sono in qualche modo coinvolti nella gestione e tutela della Riserva (il Parco del Marguareis, la Sopraintendenza per i beni archeologici del Piemonte e quella delle Belle arti e paesaggio).
E per il problema degli animali “in esubero”? “È un problema che si riscontra in ogni parco: si potevano cercare soluzioni alternative”, commenta Adriana Costamagna, presidente di “Paese nostro”.
“Il Comune ora si occupi del percorso naturalistico”
La ridefinizione dei confini della Riserva presenta un’ulteriore “problema collaterale”. Della conservazione del Percorso naturalistico che collega il centro di Bene Vagienna a cascina Ellena si occupava il parco del Marguareis, cui è data in gestione l’intera Riserva: il compito – non trascurabile, trattandosi di un tracciato che si snoda nei boschi – passa ora al Comune.
Sottolinea che di questo impegno dovrà farsi carico il Comune anche una lettera della Soprintendenza per i beni archeologici, firmata dalla stessa soprintendente Egle Micheletto. Nel documento si legge inoltre che la Sorprintendenza “ha constato spiacevolmente di non aver ricevuto alcuna informazione da parte di Bene Vagienna, Lequio Tanaro e Narzole sulla ridefinizione dell’area della Riserva”.
(Nella foto un'immagine del sito archeologico di frazione Roncaglia, tratta dalla pagina Facebook "Bene Vagienna").