Fra Mario Gentili

Testimoni del Risorto 06.04.2016

Per il solo fatto che lo definiscano “il volto sorridente del santuario di Tolentino” vuol dire che non è certo uno di quei cristiani, come dice Papa Francesco, con “la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo”. E già questo non è poco. Però non dice messa, non confessa, non predica e non fa scuola, in quanto semplice frate converso, e per qualcuno ciò potrebbe significare che appartiene ad una classe inferiore in un’ipotetica scala gerarchica ecclesiale: inutile dire come ciò sia smentito dall’affetto con cui, anche a dieci anni dalla morte, si ricorda il fraticello che per 64 anni è vissuto in simbiosi con il celebre santuario di San Nicola, in quel di Tolentino appunto. Si tratta, in realtà, di un fraticello minuscolo come il paese da cui proviene, Colmurano, nel Maceratese, dove nasce nel 1928. Mario eredita dai genitori, semplici contadini, una fede gioiosa e genuina, che negli anni dell’adolescenza lo porta a scegliere la vocazione religiosa, alle cui radici sta la testimonianza e la preghiera di un parroco santo, don Quirico Gesuelli. Con il suo programma di vita “Ama e fa amare Gesù”, è lui il coltivatore attento e premuroso di quel germe e forse anche il primo a mettere il ragazzino in contatto con la spiritualità agostiniana. I maceratesi vanno spesso in pellegrinaggio a Tolentino e la sua famiglia non fa eccezione. A furia di frequentarlo, un bel giorno Mario chiede di fermarsi nel convento annesso al santuario, tra gli Agostiniani che qui hanno una numerosa comunità: per questi ultimi sarà il più bell’acquisto del secolo; per lui, invece, la strada per la santità. Qui trova un priore, padre Nicola Fusconi, che ha tutti i carismi per modellare il convento e farlo progredire; qui, soprattutto, trova in San Nicola il faro spirituale che illuminerà tutta la sua vita. Nel convento di Tolentino è diffusa la convinzione che i Fratelli sono un po’ come “le mamme del convento”: fermandovisi per tutta la vita, fra Mario ne diventa anche l’indiscusso punto di riferimento. La sua presenza continua in chiesa, in sacrestia o nel chiostro, finisce per far sì che turisti e pellegrini, che ininterrottamente approdano ai piedi di San Nicola, lo identifichino con il santuario e con il convento, al punto che, specialmente negli ultimi anni, chi arriva a Tolentino lo fa non solo per il Santo, ma anche per vedere e parlare con fra Mario. Che, come frate converso, ovviamente non confessa e non assolve, ma diventa il depositario di un’infinità di confidenze, di grazie ricevute, di malattie e di problemi familiari da affidare all’intercessione di San Nicola, confidando però nella “raccomandazione” dell’umile fraticello, che ha promesso di pregare per tutti e che del santo sa parlare così bene, tanto da sembrare in stretta intimità con lui. Ed è stata forse proprio quest’ultima ad aver affinato negli anni la sua capacità di comunicazione e ad aver accresciuto la quantità delle sue nozioni storiche, artistiche e della tradizione orale, tanto da renderlo un’indiscussa autorità in materia. Non però solo “cicerone”, piuttosto custode di una memoria viva e una devozione secolare, non dimentica di insegnare le “precedenze”, richiamandole anche con forza non appena si accorge che l’attenzione e la commozione dei pellegrini sono indirizzate più a San Nicola (la cui, per lui, veneratissima statua in quell’occasione diventa solo più “un pezzo di coccio”) che non alla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia; oppure, come a volte accade nei matrimoni, quando la mondanità e il rumore hanno la prevalenza sulla centralità del sacramento celebrato. Eccezion fatta in queste occasioni, l’ilarità di fra Mario è proverbiale, espressa anche sotto forma di barzellette che una radio locale riesce a sfruttare e diffondere ritagliando uno spazio serale tutto per lui, che ben presto diventa il programma più seguito e atteso dai radioascoltatori. Testimone prezioso di accoglienza, condiscendenza, premurosa attenzione ai problemi e alle difficoltà di ognuno, fra Mario Gentili si spegne il 2 maggio 2006, dopo un anno di lento declino. È più che probabile che da allora sia impegnato a far sorridere gli angeli con le sue barzellette, però a Tolentino i pellegrini, che gli riconoscono di “aver custodito come un tesoro lo scrigno di grandi emozioni”, continuano a cercarlo e a sussurrargli: “Mai sei mancato al saluto, al sorriso, alla battuta. Sei cresciuto con noi e continui a camminare con noi. Grazie!”, mentre gli raccomandano: “Parla con Dio di noi, perché Egli possa guardarci con la benevolenza con cui tu ci guardavi”.