Un rumore. Chiara si sveglia un po’ spaventata. Si alza e comincia a scrivere. Un modo per esorcizzare la paura. “Ero sola in casa.
Irene era piccola, le imposte erano aperte; io ero tornata da poco a vivere a Monastero Bormida, il paese dove vivono i miei genitori”. La sera dopo continua e così per alcune sere mentre Irene dorme.
Il romanzo “La luna di traverso” edito dall’«Araba Fenice» è nato così.
L’ha raccontato Chiara Negro sabato 16 aprile nella sede del Cai (gremita all’inverosimile) dove ha presentato il suo libro.
“Un libro dallo sviluppo narrativo particolare, che rovescia i canoni della scrittura di un romanzo, che prevedono introduzione, sviluppo e conclusione. Qui il primo capitolo dice tutto. Manca solo l’assassino. A tenere avvinto il lettore sono le esche narrative che tendono a smentire l’idea che il lettore si è fatto di un certo personaggio”. Questo il giudizio di Sergio Vizio, dirigente Cai, che sabato scorso è stato chiamato al ruolo di critico letterario (svolto egregiamente).