Collettiva “Leda” alla Fondazione Delfino a Cuneo

Undici artisti in mostra.

Presso la sede della Fondazione Delfino in corso Nizza 1 a Cuneo si è inaugurata il 7 maggio scorso (e resterà aperta fino  domenica  22 maggio dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19 la rassegna collettiva “Leda - Finzioni e visioni da un mito” che vede presenti con due opere per ciascuno Tiziano Ettorre, Manuela Fonti, Giuseppe Formisano, Grazia Gallo, Giorgio Giordano, Emanuele Greco, Daniele Guolo, Marco Odello, Cristina Saimandi, Anna Salomone e Patrizia Stralla.
Si tratta di un gruppo, è bene dirlo, di undici insegnanti del Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo e a presentare questo gruppo è il critico e collega allo stesso Liceo Enrico Perotto, il quale sia nel comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa e sia nel testo premesso al simpatico catalogo della rassegna come l’acronimo (o se preferite l’acrostico) “Leda” può essere letto sia come “Libere espressioni d’arte” o, se si vuole, come “Libere espressioni dei docenti dell’Artistico”.
Ma, guardando alle opere presentate nella rassegna, è possibile, viceversa, leggerlo in modo collegato al mito greco di Leda, figlia di Testio e moglie di Tindaro re di Sparta, la quale fu amata da Zeus (o Giove) che assunse le sembianze di un cigno (da cui nacquero i gemelli Castore e Polluce) e contemporaneamente dal marito Tindaro (da cui nacquero le gemelle Elena e Clitennestra). Si tratta di una leggenda mitologica conosciutissima (chi non ha mai sentito parlare di “Leda e il Cigno” allorché ha letto qualcosa sulla mitologia greca?).
Gli undici artisti che hanno aderito all’iniziativa (che almeno nelle intenzioni è destinata a ripetersi in una forma aperta a nuove “entrée” e magari a qualche “uscita” dal gruppo) hanno guardato essenzialmente al mito greco nella personale sua interpretazione che a volte viene trasposta ai giorni nostri evolvendo dialetticamente in un confronto non statico ma dinamico della leggenda.
Ognuna delle opere presentate in questa rassegna, ed ogni artista, meriterebbe un discorso specifico e diretto ma ovviamente non è qui possibile; chi lo voglia potrà leggere proficuamente il testo presente in catalogo di Enrico Perotto che ad ogni artista dedica una particolare e breve attenzione.
Naturalmente anch’io, visitando la mostra e dopo l’osservazione delle varie opere presenti, potrei dire a chi andrebbero le mie preferenze ma in questa sede preferisco sottolineare la validità dell’iniziativa e la sua opportunità anche nei confronti degli allievi stimolati anche in questo modo a confrontarsi e cimentarsi con i loro insegnanti che in questo modo li aiutano a cercare il loro percorso creativo.
Si tratta di undici esperienze che documentano altrettante ricerche anche con tecniche diverse (dalla pittura alla scultura alla fotografia ritoccata al computer all’incisione) oltre che con riferimenti ad esperienze che stanno tra il figurativo e l’astrazione.
Tutti gli artisti si sono cimentati con questa figura mitologica, che nel tempo ha sempre esercitato un suo fascino straordinario nel mondo artistico, ognuno dandone una soluzione tecnica rinnovata nella sua figuratività anche se le loro proposte, nella forma espressiva, possono assomigliarsi senza però mai ripetersi.
L’aspetto iconografico della leggenda assume per tutti un format mai scontato e sovente inusuale per noi che in genere, pensando alla leggenda, siamo portati a identificarla con l’immagine che ne ha lasciato Michelangelo e il Correggio.
Una mostra da vedere per l’interpretazione che del mito sanno dare artisti contemporanei.