“Batteri buoni del terreno” – 06

La Cattedra del Contadino 22.06.2016

Giovanni Prato, con una formazione agraria e una laurea in veterinaria, tra i membri del direttivo del consorzio La Granda, da alcuni anni lavora e studia la terra al fianco di Sergio Capaldo e di Andrea Cavallero del Dipartimento di Scienze agrarie, Forestali e Alimentari. Abbiamo intervistato Prato per conoscere il terreno.
Il terreno: un microcosmo tanto abitato quanto sconosciuto. Ma cosa significa concretamente?
Quando guardiamo un terreno vediamo dei lombrichi e qualche insetto e pensiamo che siano gli unici abitanti. Non immaginiamo che la maggior parte di esseri viventi sono quelli che non vediamo: microrganismi come funghi e batteri che vivono in simbiosi con le piante e rendono la terra viva e ospitale per i vegetali.
Quanti e quali sono i batteri buoni che abitano il suolo?
Per un grammo di terra, si contano circa cento milioni di microrganismi. Si tratta di molte specie di funghi microscopici e batteri che hanno uno scambio reciproco con le piante coltivate. Questi rendono il terreno più favorevole allo sviluppo del vegetale e da questo traggono sostegno e nutrimento. La presenza di questi microrganismi utili non permette a quelli patogeni cioè quelli cattivi di insediarsi perché il posto è già occupato.
In che modo possono far bene all’organismo?

Questi microrganismi utili, attraverso il cibo, vengono trasmessi al nostro intestino e ci aiutano a stare bene perché favoriscono l’assorbimento di sostanze nutritive e impediscono che l’ambiente intestinale venga occupato da batteri cattivi.
Un intestino con molti batteri buoni è funzionale per quanto riguarda la risposta immunitaria; sembra ormai dimostrato che le allergie alimentari sono provocate dal consumo di cibo industriale praticamente sterile.
Come è possibile proteggere questo mondo sotterraneo?
Bisogna favorire la vita dei batteri buoni attraverso buone tecniche di coltivazione che aiutano il loro sviluppo; questo è possibile con la riduzione dell’impiego di prodotti chimici e utilizzando concimi naturali come il letame. Va evitata la monocoltura mentre va praticata la rotazione, cioè l’alternanza tra seminativi e prati. Si può incrementare la presenza di microrganismi buoni utilizzando le micorizze, costituite proprio da speci presenti nel terreno.
(6 - continua)