“Ridiamo alla terra ciò che le è stato tolto” – 07

La Cattedra del Contadino 06.07.2016

Giusto Giovanetti è il direttore del Ccs Aosta e colui che ha sperimentato l’utilizzo delle micorrize nel terreno. Lo abbiamo intervistato.
Giovanetti, ci spieghi meglio. Che cosa sono le micorrize?
Facciamo un passo indietro, prima di parlare di micorrize è necessario conoscere il biota microbico. Questo è l’insieme della qualità e della quantità dei microrganismi che abitano nel terreno e insieme alle cellule della pianta contribuiscono al funzionamento della pianta stessa. Si pensi che, nelle piante per ogni cellula, ci sono circa 100 microrganismi.
Tra questi microrganismi vanno annoverati i funghi simbionti, funghi buoni. La micorriza è l’importante legame che viene a crearsi tra questo microrganismo e la pianta.
Che ruolo svolgono i funghi simbionti nel terreno?
Le piante non possono fare a meno dei funghi simbionti. Questi amplificano l’apparato radicale fino a 600 volte di più e mettono in comunicazione tutte le piante del sistema.
I funghi simbionti, però, sono organismi deboli, vulnerabili ai prodotti utilizzati spesso in agricoltura, tra gli altri i fertilizzanti che contengono metalli pesanti. Tra i più dannosi il cadmio.
Qual è quindi il lavoro richiesto dall’uomo?
L’uomo, seguendo questo modello, rischia di portare al collasso il biota della terra e, di conseguenza, attraverso il cibo, anche il biota intestinale con gravi conseguenze per la salute. Secondo gli studi dell’Efsa, nel 2025 saranno 400 milioni le persone affette da diabete, 400 milioni quelle da fegato grasso e 80 milioni quelle in sovrappeso.
La soluzione è ridare alla terra ciò che le è stato tolto, riequilibrando il biota del terreno e il biota intestinale.
(7 - continua)