Quei Paesi in cui per la terra si muore

Sono oltre 1.300 nel mondo gli indigeni o attivisti ambientali uccisi per difendere le loro terre dal 2002 ad oggi; la cartina geografica del mondo è macchiata di sangue soprattutto in America Latina

La terra ci offre il necessario per vivere ma per la terra oggi si muore. Sempre di più. Sono oltre 1.300 nel mondo – le cifre reali sono sicuramente molto più alte – gli indigeni o attivisti ambientali uccisi per difendere le loro terre dal 2002 ad oggi, una strage silenziosa in drammatico aumento, anno dopo anno. E mentre a Roma è in corso l’incontro mondiale dei movimenti popolari, la cartina geografica del mondo è macchiata di sangue soprattutto in America Latina, Asia e Africa. Ai primi posti nella tragica classifica c’è il Brasile, seguito da Filippine, Honduras e Colombia. Sono le aree in via di sviluppo notoriamente prese d’assalto da progetti senza scrupolo di “land grabbing” (accaparramento di terre) a scopi turistici, di sfruttamento agricolo intensivo e deforestazione, speculazione finanziaria, estrazione di minerali e altre risorse, cementificazione, megaprogetti come le dighe che deviano fiumi per creare energia idroelettrica.

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