Una mostra per Stefano Bargis a Busca nel centenario della nascita

Il suo paese natale lo ricorda con una rassegna personale postuma.

Ricorre quest’anno il centenario della nascita del pittore Stefano Bargis (Busca 1916 - 1999) e il suo paese natale lo ricorda con una rassegna personale postuma, curata da Ivo Vigna, patrocinata dal Comune di Busca e dal comitato Busca eventi.

Si  è inaugurata sabato 3 dicembre, alla Galleria civica di casa Francotto, questa mostra che si intitola  “1916 - 2016 Stefano Bargis opere inedite” forse il più significativo evento espositivo dedicato all’artista, voluto in occasione del centenario della nascita con opere provenienti da collezioni private, che sono disponibili per chi volesse portarsele a casa. (se ho capito bene).

Bargis è stato un artista operoso soprattutto a Busca e nel Saluzzese ma con frequenti rassegne anche molto lontano dal cuneese che è stato definito “il pittore della neve”.

Recensendolo sul comunicato stampa che annunciava la rassegna Ivo Vigna ha scritto: “Osservatore della luce, questo era Stefano Bargis, di quella luce che esplode ancora nei suoi quadri, ad illuminare ora i colori dell’autunno, ora un tramonto in valle Pellice. Silenzioso nelle sue ‘Nevi’ del ‘Mattino a Gerbola’’ del ’78. Vibrante e poetico nelle ‘Rose’ del ’93. Cronista nei suoi ‘Mercati’. Ed è proprio in essi che il Maestro ci ha donato le testimonianze discrete di un tempo che non c’è più. Quando la gente non aveva la fretta di oggi, si fermava a parlare davanti ai banchi della verdura. E ammirando i quadri ci pare di sentirlo, il vociare di donne. Pezzi di storia! Era nato a Busca il 15 luglio del 1916 e aveva visto passare volti, cambiare scorci di un paese che ha sempre amato e al quale era legato da un amore profondo, quasi viscerale. Fu allievo del professor Lavalle dal ’28 ed iniziò a dipingere nel ’32, trasformando la sua visione dell’arte in un motivo di vita. Un’esistenza discreta, quasi schiva, accompagnata dal suo grande amore, la moglie Liliana. La produzione ci riporta ai temi del paesaggio di fine ‘800, ma addirittura nell’opera ‘Asinello con slitta’ del ‘62, forse la migliore, persiste una narrazione di contenuti e suggestivi effetti di luce che si rifanno ad un caposcuola quale F. Millet. L’olio, denso al punto giusto, veniva steso dal Maestro in modo fresco e materico. Con le penombre avvolgenti, le sovrapposizioni di colore in piccole pennellate diverse, le superfici a volte graffiate, creavano eleganti contrasti di toni che  ad oggi ci comunicano quanto egli conoscesse bene la materia’’.

Al momento inaugurale molto ed attento il pubblico presente che cercava di cogliere tra le quaranta e più opere esposte uno scorcio familiare o un angolo conosciuto di paese.

Certo in rassegna ci sono soprattutto opere riferibili all’ultimo periodo dell’attività dell’artista; ma tra le quaranta e più opere presenti (tantissime ad olio, alcuni acquerelli e qualche raro pastello) ne troviamo alcune datate tra gli anni quaranta e sessanta del secolo scorso che testimoniano bene il lungo percorso compiuto dall’artista e la sua evoluzione nel tempo a partire dai primi momenti in cui egli guardava soprattutto all’esperienza di Matteo Olivero prima e di Giulio Boetto più tardi per passare poi ad una soluzione che, senza dimenticare quelle lezioni, si modificava poi con un taglio più caratterizzante e personale. Le sue opere non nascevano quindi soltanto dall’aggrumarsi sottilmente delle cromìe sulla tela ma vedevano l’artista operare con un “togliere” il colore graffiando le superfici per trarne nuove luminosità e dare alle sue opere una diversa soluzione compositiva. È stato  definito “il pittore della neve” è questo è per un certo verso vero ma per altro aspetto è decisamente riduttivo in quanto Stefano Bargis si è mosso con disinvoltura tra le più diverse tematiche e quindi, sotto questo punto di vista, può considerarsi un artista completo.

Appena dodicenne, nel 1928, iniziò la sua attività frequentando lo studio del pittore cuneese Giovanni Lavalle e se si guardano le non molte opere lasciate da questo artista in giro nel cuneese (tra cui diverse opere di soggetto sacro per dipinti in chiese e cappelle) si vedrà come il maestro avesse inculcato all’allievo l’importanza ed il valore del disegno su cui sviluppare poi il tema con l’uso dei colori. Lo si legge bene nelle opere più lontane nel tempo presenti in mostra (cito per tutte “A Attisano”, “Mattino a Gerbola” e “Pastori in val Varaita”) ma anche in opere assai più recenti (come “Prima neve a Torrette” ma anche “Tramonto in val Pellice” senza dimenticare le “Rose” e i pochi lavori di natura morta presenti.

Bargis era poi un bravo narratore di scene di vita di paese: ne sono testimonianza le sue scene di mercato come quella che racconta uno scorcio di “Mercato a Busca” presente in rassegna come sapeva bene interpretare la figura ed il ritratto. Ho ancora ben presente il suo “Mia moglie” in cui ritrae la moglie Liliana nel giardino di casa intenta a cucire (opera non in mostra) o le sue “Lavandaie” presenti invece a Busca.

In mostra è pure presente un suo ritratto: non si tratta però di una sua opera ma di un interessantissimo ritratto dipinto da un suo amico e grande estimatore quale è stato il pittore rumeno Nicolae Ruja, che risiedette per molti anni a Dronero dove è scomparso qualche anno addietro,

Una mostra interessante che merita di essere visitata nei fine settimana il sabato e la domenica fino a domenica 1° gennaio.