Lotta alla povertà: il «Sostegno all’inclusione attiva» non funziona

Il 75% delle domande vengono respinte, anche se si tratta di famiglie in condizioni di grande difficoltà; Mino Taricco chiede al Ministero di modificare i criteri

Nonostante le speranze suscitate, il Sia (Sostegno di inclusione al reddito) sta registrando forti delusioni.

Ad oggi sono state accolte pochissime domande (una media del 25%). “Tra le domande respinte la gran parte sono di famiglie in stato di povertà, che tuttavia non rientrano nei requisiti - dicono alla Caritas -. I criteri di selezione previsti sembrano studiati per escludere”.

La questione preoccupa anche i dirigenti del Consorzio Monviso solidale, che avevano immaginato un esito molto diverso di questa misura. “Avevamo previsto il doppio di domande - dice Ivano Bresciano, responsabile dell’Area Progetti - ma quel che più preoccupa è il fatto che il 75% delle domande venga respinto. Si tratta di famiglie che comunque hanno necessità di un sostegno; è importante che un maggior numero di famiglie possa accedere a questa misura proprio perché essa prevede la cosiddetta «inclusione attiva»: chi riceve un aiuto si impegna a un qualche tipo di «restituzione»; si tratta di un impegno scritto, un contratto. Per ogni destinatario il Consorzio è tenuto a definire uno specifico progetto; la famiglia viene «accompagnata» da un’assistente sociale. Se non si trova una soluzione, le famiglie che restano fuori da questa selezione, dovranno comunque essere sostenute con le modalità tradizionali”. Sarebbe sufficiente modificare alcuni criteri richiesti per far rientrare molte delle domande presentate. È quanto chiede, in una recente interrogazione, il parlamentare Mino Taricco.