Elisabetta Sanna – 2

Testimoni del Risorto 29.03.2017

“Mamma Sanna” a Roma prende provvisoriamente alloggio in una locanda, ma ben presto le viene diagnosticato un grave problema di cuore per cui il medico esclude che, almeno per il momento, sia in condizioni di proseguire il viaggio o di rientrare in Sardegna perché non sopporterebbe la traversata. Tanto vale, quindi, trovare una sistemazione meno provvisoria e soprattutto più economica, visto che le sue risorse economiche si stanno esaurendo. Poiché la donna ha imparato a malapena a leggere, ma non sa scrivere, è don Vincenzo Pallotti (che sarà il suo direttore spirituale e che la Chiesa poi ha proclamato santo) a scrivere in Sardegna, al fratello prete di Elisabetta, per comunicare le sue condizioni di salute e l’impossibilità di un ritorno immediato. Per di più lei parla solo il dialetto sardo e non riesce a comunicare, perché nessuno a Roma lo capisce. Trova sistemazione in una soffitta, nei pressi della basilica di San Pietro, chiaramente una soluzione di fortuna e non certo ambita da molti, vista la difficoltà per accedervi e l’obbligo di condividerla con sgradevoli ed aggressivi topi, che saranno sempre suoi coinquilini. Unico pregio è la sua collocazione, a ridosso della basilica, che per lei diventa la sua collocazione abituale: chi vuole trovarla è in San Pietro che deve andare a cercarla, sprofondata in preghiera sul nudo pavimento, in un angolo buio e seminascosto. Dalle prime luci dell’alba, quando la basilica apre i battenti, fino a quando li chiude, un misterioso ininterrotto colloquio si svolge tra la donna dalle braccia inerti e il suo Dio, che evidentemente non ha problemi a capirla, anche se lo prega in strettissimo dialetto sardo. Come sempre accade, dall’intesa dell’uomo con Dio nasce poi quella con gli uomini, che poco a poco cominciano a capire ciò che dice quella donna, vestita in modo strano e che sembra avere “un fagotto sulla testa”, che passa indenne tra gli sberleffi dei monelli, che entra quasi di soppiatto nelle case dei poveri e dei malati per curare, pulire e servire con le sue braccia paralizzate, che ha imparato ad ascoltare e comprendere affanni regalando parole di consolazione e di speranza. C’è uno strano andirivieni nella sua soffitta infestata dai topi: nobili e poveri, cardinali e popolane, uomini d’affari ed esponenti della curia romana. Si è infatti sparsa voce che “Mamma Sanna” legga nei cuori, scruti le coscienze, investighi il futuro e interpreti il presente alla luce di Dio. Tutto questo avviene sotto gli occhi della “Virgo Potens”, cioè il quadro mariano che tiene in camera, e davvero “potente” si rivela la sua intesa con la Vergine, se davanti ad esso avvengono piccoli e grandi eventi straordinari, guarigioni fisiche e conversioni, tutte rigorosamente attribuite alla Madonna, anche se agli occhi del popolo non è del tutto estranea l’intercessione di questa donna che pare abbia davvero un filo diretto con il Paradiso. Tutti, in segno di riconoscenza, lasciano cospicue offerte e doni in natura e tutto lei “ricicla”: una parte direttamente, portandola ai poveri che va a trovare; l’altra, più consistente, facendola arrivare alla Pia Casa di Carità fondata da don Pallotti con la sua Società dell’Apostolato Cattolico. Di tornare in Sardegna neppure si parla: sia perché i suoi figli si sono sistemati e adesso sono all’onor del mondo e sia perché appare chiaro che la Provvidenza l’ha voluta proprio a Roma, facendola adottare dai romani che l’hanno ribattezzata la “Santa di San Pietro”. Tutto questo per 26 anni, cioè fino al 17 febbraio 1857, quando si spegne dolcemente nella “sua” soffitta, consumata dal suo male, dall’artrite avanzante e dalle tante penitenze. “Santa subito” per i romani, appena quattro mesi dopo la morte inizia il processo di canonizzazione, che però si arresta per quasi 160 anni, durante i quali sembra che il diavolo ci metta lo zampino con difficoltà che paiono insormontabili e che poi si appianano grazie al ritrovamento di documenti di un secolo prima, di cui si era persa memoria. Poiché il tempo non riesce a spegnere l’interesse e la venerazione per Elisabetta Sanna, nel 2014 è riconosciuto l’esercizio eroico delle virtù ed è dichiarata venerabile. Il passo successivo è la beatificazione, celebrata a Codrongianos il 17 settembre 2016, dopo il riconoscimento di un miracolo avvenuto in Brasile, dove una donna, guarda caso, ha recuperato la piena funzionalità del braccio destro affetto da grave distrofia, proprio per intercessione della “piccola sarda, grande santa” dalle braccia paralizzate.