Se n’è andato il “prof. Napoli”, una vera istituzione per la scuola media cittadina. Distinto, elegante nei suoi morbidi maglioni, chioma bianca che incorniciava un viso affilato e dolce, fu amato e rispettato da generazioni di studenti.
Insegnante di Lettere e Storia in un’epoca in cui chi gestiva queste materie aveva, nel bene e nel male, la possibilità di incidere profondamente nel cuore e nella personalità dei ragazzi, l’insegnante Napoli seppe gestire questa opportunità con grande professionalità, generosità e discrezione.
Prendeva a cuore i suoi alunni, non si dava pace per i loro cedimenti, per le loro improvvise difficoltà, li prendeva a parte per verificare se fosse intervenuto qualche evento...
In tempi in cui le classi erano rigidamente suddivise fra “maschi e femmine” e il massimo della turbolenza in classe si riduceva a qualche risatina all’accenno di qualche passaggio osé di un poeta, o alle sbirciate di sotto (al momento dell’uscita degli alunni della sezione B), Napoli aveva già cercato di rendere meno noiose le sue lezioni inventando i “test” attraverso i quali interrogava sulle varie materie. Erano test a risposta chiusa; non te la potevi cavare “menando il can per l’aia”. Su questi test aveva impostato una sorta di gara di velocità: chiamava alla cattedra due alunni alla volta e questi dovevano essere svegli a rispondere; il primo che rispondeva andava avanti nel punteggio.
L’articolo completo su la Fedeltà di mercoledì 3 maggio 2017