L’estate scoppiata precocemente, che fa felice chi ama il sole e il mare, fa meno felice il mondo agricolo, che rischia di pagare a caro prezzo, come sempre, le bizze del tempo.
Se da un lato sole e vento sono manna dal cielo per una serie di colture (perché si evitano trattamenti fungicidi), va tuttavia considerato il forte dispendio d’acqua per l’irrigazione in mancanza di piogge (ormai - se si esclude il temporale di domenica - non piove da giovedì 11 maggio e già in precedenza le piogge erano state scarse).
La coltura che più risente di questa situazione è il grano, che rischia di “seccare” con la spiga vuota («‘l gran a crua» - dicono i contadini preoccupati) per cui, al momento della mietitura, il raccolto sarà scarsissimo.
L’articolo completo su La Fedeltà di mercoledì 7 giugno