Ha un volto italiano il terzo terrorista identificato dell’attacco omicida al London Bridge. Si chiamava Youssef Zaghba ed era nato a Fes in Marocco 22 anni fa, da padre marocchino e madre italiana. La mamma si era convertita all’Islam 26 anni fa e oggi vive in Italia. Il ragazzo era conosciuto dalle forze dell’ordine e il suo nome era stato inviato anche a Scotland Yard. Fu infatti fermato a marzo 2016 all’aeroporto di Bologna, da cui stava per prendere un volo diretto a Istanbul. Il ventenne italo-marocchino aveva con sé solo un piccolo zaino, il passaporto e un biglietto di sola andata: circostanze sospette, che insieme alla rotta aerea per la Turchia, ne fecero disporre il fermo per accertamenti. Di ragazzi come Youssef Zaghba in Italia “ce ne sono”, dice Paolo Branca, professore di islamistica all’Università Cattolica di Milano. “Non sono molti e la fortuna, tra virgolette, è che probabilmente non colpiranno qua. Ma è una fortuna relativa”.
Chi sono?
Questi ragazzi che partono o tentano di raggiungere la Siria spesso sono molto giovani, non è detto che siano musulmani praticanti né frequentatori di moschee. Sono però ragazzi che hanno forti problemi identitari tipici della loro età, adolescenti e poco più. Sono figli dalla identità non definita: non si sentono né carne né pesce, né italiani né marocchini, per cui vivono a disagio in Italia perché sono considerati degli stranieri e a disagio nei Paesi di origine dei loro genitori perché vengono tacciati per occidentali.