Antonio Cavanis e Marco – 1

Testimoni del Risorto 18.10.2017

Andare controcorrente sembra un po’ il loro stile. A cominciare dal posto di lavoro fisso e ben remunerato che buttano alle ortiche: prima AntonioCavanis, che viene ordinato prete a 23 anni nel 1795, poi Marco, che invece matura più lentamente la sua vocazione, arrivando all’ordinazione solo a 32 anni, nel 1806. Sono, poi, in controtendenza anche nella loro convinzione che per arginare in qualche modo il declino di una civiltà occorra promuovere la diffusione del sapere e della cultura, il che a inizio Ottocento non è proprio scontato. È così che due fratelli veneziani si rimboccano le maniche e lavorano per la rinascita morale della loro Venezia, partendo dai giovani e spendendosi per loro. Fino allo sfinimento. Sono di famiglia nobile, stimata e ben voluta, che insieme al latte materno succhiano religiosità, amore e sensibilità per i più poveri e c’è da giurare che l’ “educazione del cuore” e lo stile “paterno”, che hanno rappresentato le basi della loro azione educativa, siano veramente il frutto di quanto hanno respirato in famiglia. Bastano due anni di sacerdozio, ad Antonio, per gettare le basi della futura congregazione: nella sua parrocchia di origine, dove è stato assegnato come viceparroco, fa nascere la Piccola Opera di Carità che altro non è che un embrionale ente assistenziale per i bisogni più urgenti. Pochi anni dopo, a maggio 1802, la Piccola Opera amplia la sua attività, dandosi come obiettivo l’educazione della gioventù. A partire dal 1789 gli avvenimenti, succedutisi a ritmo incalzante, hanno modificato tutto l’assetto sociale: la Rivoluzione francese, il periodo del Terrore, le guerre e l’avvento di Napoleone, la Repubblica di Venezia che diventa parte del grande Impero austroungarico perdendo la sua millenaria indipendenza. Marco, dal privilegiato posto di osservazione che sono gli uffici della Cancelleria di Stato in cui lavora, si accorge che il numero e la miseria dei poveri aumentano sempre più e che in molte famiglie povere non c’è tempo, né mezzi, né amore da dare ai figli che crescono abbandonati a se stessi. È lui, laico impegnato e molto attento ai bisogni del suo tempo, a dare l’allarme e a sollecitare il fratello prete a fare qualcosa, e in fretta, per la gioventù. A mali estremi, estremi rimedi deve essere il loro ragionamento e convengono che soltanto una “rivoluzione” culturale è in grado di arginare quell’ondata di povertà materiale e morale che sta attraversando Venezia. La “Congregazione mariana”, che Antonio fa sorgere in parrocchia, è la prima risposta a questi bisogni: oratorio, catechismo, giochi, dialoghi formativi, pratiche di pietà e grande devozione a Maria sono gli strumenti utilizzati per agganciare i giovani. Che non si fanno attendere e in pochi mesi sono già una sessantina, attirati dai due fratelli dinamici, briosi e allegri. L’aspetto ludico tuttavia non è lo specchietto per le allodole, bensì parte fondante del loro progetto educativo, convinti come sono i due fratelli che attraverso il gioco ci si possa conoscere meglio, crescere nella socialità e nel buon esempio reciproco. È per questo che, prima di altre strutture, si vogliono dotare di un Orto, cioè un campo da gioco aperto alcuni giorni la settimana, in cui i loro piccoli amici possano giocare e divertirsi. In un secondo tempo arriva anche la “loro” scuola, che vogliono sia gratuita, aperta indistintamente a ricchi e poveri, concepita non solo come dispensatrice del sapere, quanto piuttosto luogo di formazione del cuore per la vita. Di essa sono direttori, insegnanti, finanziatori, con l’onere di preparare programmi e testi scolastici che stampano nella “Casa del lavoro”, in cui c’è anche una tipografia, dove i ragazzi imparano un mestiere. “Qui si vive sulla Provvidenza… niente vi è di rendite, né di soldi… Peraltro si sta allegri… La Provvidenza ha un capitale che provvede ogni cosa”, scrivono i due fratelli, che però sanno benissimo che la Provvidenza deve essere sollecitata e provocata e in questo si specializza Marco, che si fa viaggiatore instancabile per pubblicizzare l’Opera, trovare benefattori, ottenere le debite autorizzazioni.

(1 - continua)