Il cuore di Fossano in Amazzonia

L’annuncio del Sinodo Panamazzonico: echi dalla missione in Mato Grosso (Brasile)

Nei giorni in cui i riflettori mondiali si accendono sulla grave crisi economica-istituzionale del Brasile la Chiesa annuncia il Sinodo Panamazzonico. E la nostra Chiesa diocesana è proprio qui! Se la situazione delle megalopoli di questo paese che è come un continente pare esplosiva, quella dell’“interior” – apparentemente più tranquilla, ma segnata dalla carenza di servizi e di prezzi maggiori – sembra non destare interesse e quindi è facilmente dimenticabile. Eppure ci aiuta una notizia chiara – ma ha corso il serio rischio di non entrare sotto la luce dei riflettori – data da Papa Francesco domenica 15 ottobre: fra due anni, nell’autunno 2019, si terrà a Roma un’«Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica». “Scopo principale di questa convocazione – ha detto il Papa - è individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.

Immagino sia difficile intendere cosa significhi questo annuncio e lo avverto sulla mia pelle anche qui, ove non è stato dato molto risalto. Specularmente, da un punto di vista italiano, non so dire quale sia stata la ripercussione di questa notizia, alla cui luce è possibile intendere l’attualità della presenza missionaria della nostra diocesi da quasi cinque anni in questo lembo di terra… Perché dunque è necessario mantenere l’attenzione sulla creazione e su questa tappa della vita ecclesiale? E noi cosa stiamo facendo o possiamo fare?

In questi giorni difficili sto meditando aiutato da tre domande, lasciateci dal papa già il giorno di Pentecoste per questo mese missionario: «Qual è il fondamento della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli atteggiamenti vitali della missione?». Sono quindi contento di proporle a voi e ai gruppi missionari, poiché sono inviato qui anche a nome vostro e pertanto nell’ “Amazonia Legal” batte il cuore della nostra diocesi, sempre sensibile e generosa con altre diocesi e terre. Non è forse questo il carattere che ci contraddistingue come comunità diocesana ed è cosa buona ricordarcelo in questo mese missionario?

Il fondamento della missione (e l’indio Arnaldo)

Se guardo alla realtà della corruzione nazionale e locale mi pare di poter dire che quasi non esistano le condizioni di fondamenti stabili: la fiducia popolare è compromessa; il presidente Temer si sta difendendo da una pesante accusa di corruzione e ostruzione di giustizia assegnando incarichi strategici agli alleati, ha tentato di vendere una riserva naturale grande come Piemonte e Veneto (la Renca) e ora ha ridotto i fondi sul lavoro schiavo (ancora presente!). Anche a livello locale il nostro sindaco è stato cassato con l’accusa di aver comprato dei voti nelle scorse elezioni. Il Brasile non è terra di terremoti, ma tutto quello che sta accadendo mina le basi di quanto in alcuni decenni si è costruito con fatica; insieme a Cina e India che stanno divenendo l’officina e l’ufficio del mondo, il Brasile si sta trasformando nella sua fattoria… a spese dell’ambiente e dei lavoratori e per un banchetto cui i suoi popoli non sono ammessi.

Eppure il fondamento della missione è un Dio che si manifesta nel nascondimento. Appare, con lo stile dell’incarnazione: è per tutti, ma inizia con pochi (il teologo Elmar Salmann direbbe, con un aforisma: “Siamo fatti per poche persone. E spesso non le incontriamo”). Mi ha chiesto Cadú, un ragazzino, in questi giorni durante il ritiro per la prima confessione: «ma Gesù non è nato a Belém?»; di fatto, come non dargli torto? Betlemme è anche qui, a Belém do Pará (ove sfocia il Rio delle Amazzoni), che porta il nome del paesello dove Gesù nacque.

Sto scrivendo queste righe e tre persone battono le mani (il nostro campanello!); è Arnaldo, indio Xavante, con la moglie e una nipotina. Gli Xavante vengono regolarmente qui in casa (nessuno li accoglie in città); sono circa un migliaio, suddivisi in quattro villaggi di cui il più vicino si trova a 70 km. Vuole un bicchier d’acqua, si apre e chiede degli abiti per la moglie (che non parla portoghese). Non lo conoscevo e questo incontro mi pare fecondo: mi invita a partecipare al loro battesimo presso un fiume… Lui è “agente de pastoral” mi dice, ossia “operatore pastorale” e catechista. Gli Xavante sono uno dei quattro popoli presenti nella nostra regione e mantengono forti legami con la Chiesa perché sono stati salvati dai Salesiani (con l’opera di padre Bartolomeo Giaccaria originario di Chiusa Pesio, di cui fra qualche anno si dovrà studiare l’operato) recuperando cinque anni fa la loro terra. L’Amazzonia è terra di indios e di antiche culture sempre più legate al mondo urbano e alla migrazione interna molto forte, ma tocca anche a noi fare la nostra parte senza rifugiarci in vecchi paradigmi: religioni e fedi possono aiutarsi riscoprendosi alleate. Il messaggio per la Giornata Missionaria mondiale mi parla così della «forza trasformatrice del Vangelo»; è vero: si tratta di un’azione lenta, sotterranea e vivificante… che pone stabili fondamenta.

Il cuore della missione (e il piccolo Gabriel)

Il cuore della missione pulsa… Anche il mio. Sono stato inviato, un seme è giunto – magari come le sementi creole-native che qui si stanno rivalutando – in me chissà quanto tempo fa… grazie alle persone care e pertanto al Buon Dio; ma è tutta la Chiesa che pulsa annunciando, grazie anche a queste 15 comunità affidate a me e alla generosità della nostra diocesi di Fossano in un territorio grande quasi due volte la provincia di Cuneo. Il papa parla della «forza dello Spirito» riprendendo la vita di Gesù: quel vento di creazione e nuova creazione che è vento, fuoco e acqua per il bene della terra… vento più potente di quello della scorsa settimana che ci ha lasciati per due giorni senza energia perché ha divelto cinque pali della luce; fuoco come il calore dei 40° che ci avvolge in questi giorni, ma non come il fuoco dei piromani che bruciano la foresta; acqua come la pioggia che – sempre più rara – cade torrenziale sino a trasformare le strade in fiumi.

Il messaggio mi ricorda che il cuore sta tutto nell’incontro col Signore. Penso in questo momento ad un bimbo, un “menino de rua” potremmo dire, della nostra città che “abita” nella nostra strada…. Si chiama Gabriel, ha 11 anni e spesso scappa dalla scuola: la mamma Miriam lo ha abbandonato e la scorsa settimana sono stato di nuovo a “casa” loro ove l’ho trovato con il babbo Negão che è “meccanico” e il fratello Diego. La sera del 9 di ottobre abbiamo realizzato una celebrazione cittadina in occasione di “Nossa Senhora Aparecida” volendo riandare alle origini della prima comunità della città quando c’era solo una cappellina di paglia, proprio al fondo della nostra strada, la stessa di Gabriel. Ed eccolo lì a un crocicchio, al buio, ben lavato e curioso. Entra nel gruppo e vuole portare il cero… Alla fine gli chiedo chi lo abbia mandato; «sono io che ho deciso!», mi dice. Non è in questa Luce che il Signore che ci incontra? Missione allora non è dare agli uomini un’idea chiara di Dio, ma andare verso il nascondimento ove risiede la vita che pulsa e scoprire che Dio s’incontra lì.

Gli atteggiamenti vitali della missione (e Pedro de Oliveira)

«Privilegiate il necessario all’urgente» è questo il monito che ripete spesso un collega professore della nostra Scuola di Teologia della Prelazia di São Félix do Araguaia fondata tre anni fa (ora con 18 alunni che saranno i responsabili di questa diocesi e che conta pure con l’aiuto di un vescovo biblista anglicano). Forse tutti possiamo far tesoro del ritornello di Pedro de Oliveira, sociologo formatosi in Belgio e Stati Uniti e assessore della Conferenza Episcopale Brasiliana, quando sostiene che l’urgenza ci divora e non pensiamo al necessario, di cui fanno parte formazione, spiritualità e attenzione al creato. Di questo stile sono testimoni vitali le piccole comunità che costituiscono una rete di legami umani e istituzionali fondamentali in questa regione. E noi, cosa pensiamo di questo polmone verde dell’umanità? Come consideriamo la presenza di piccoli gruppi in queste aree immense e il nostro costruire comunità vitali? Quale stile di vita è compatibile con il creato e con la società?

Il messaggio della 91a giornata mondiale mi invita a «una spiritualità di continuo esodo […] attraverso i vari deserti della vita, attraverso le varie esperienze di fame e sete di verità e di giustizia». È quello che il Signore vuole in queste strade polverose e poi fangose? Uscire, andare… L’atteggiamento da esploratore sempre mi ha avvinto, sin da quando leggevo i romanzi di Jules Verne… e ora si compie in questo viaggio – non più capeggiato dal capitano Nemo – che è la “caminhada de fé”, senza trionfalismi. Anche Mosé aveva inviato gli esploratori e Gesù inviò avanti a sé i discepoli… Non è questa l’identità missionaria di tutta la Chiesa?

Nei prossimi due anni le Chiese nell’Amazzonia saranno un bell’invito per tutta la Chiesa e per l’umanità, raccogliendo i frutti di una presenza silenziosa che ora sta sollevando il grido della creazione e di chi non entra nei grandi circuiti della comunicazione. Così si è camminato in questi ultimi anni sulle orme dell’Enciclica «Laudato Si’» giungendo all’istituzione della Rete panamazzonica di tutte le diocesi amazzoniche di cui anche la Prelazia de São Félix do Araguaia fa parte (cfr. repam.org.br; e così la diocesi di Fossano è stata automaticamente inserita come partner). Al banchetto dei popoli di oggi e domani nessuno è escluso e noi possiamo fare la nostra parte in ogni luogo: lì è la missione, il luogo di uscita.

Già il profeta Ezechiele parlava di un trapianto di cuore; ebbene qui c’è anche il cuore della nostra diocesi di Fossano – visitato in questi anni dai nostri due vescovi Cavallotto e Delbosco –, nascosto, semplice e batte a nome di tutti. L’eco di questo grido della terra e di questi popoli può così giungere a noi, a voi e ovunque! Grazie, o Signore, per avermi fatto gustare qui il dono della missione. Amém, Axé, Awire, Alleluia!