“Un’emozione indescrivibile, bellissima”. Così Luca Giachero, direttore dal 2013 del coro San Giovanni Battista di Centallo, parla dell’esperienza fatta con i coristi da lui diretti due anni fa in San Pietro a Roma. Un giudizio di cui non ci sarebbe nulla di cui stupirsi se non si tenesse in considerazione che Giachero non è cattolico, ma valdese, uno di quei cristiani ai quali la Chiesa dei Papi non ha lasciato, in passato, dei buoni ricordi dietro di sé. Ma fondamentalmente Giachero è “un cattolico con lo spirito valdese”, o ancora, “un sostenitore dell’ecumenismo” come ama anche definirsi. Figlio di madre valdese (nella cui chiesa è stato educato) e di padre cattolico, vissuto in quella Luserna San Giovanni - che ancora, solo trent’anni fa, si contrapponeva con aspre rivalità nelle due fazioni catto-valdesi -, la sua vita è sempre stata caratterizzata dal confronto inter ecclesiale.
Fisarmonicista per passione, studente di direzione e composizione corale, sposato con l’organista Maria Grazia Varrone e padre di Stefano, ha seguito quindi un percorso musicale che lo ha portato ad allargare i suoi orizzonti di vita (religiosi, affettivi, di amicizie ed ecclesiali). Pur non rinnegando, anzi, continuando ad essere appassionatamente valdese (senza cui “mi mancherebbe un pezzo importante della vita”, afferma), sta prodigandosi per promuovere contatti e conoscenza reciproca tra i fedeli delle due parti, a partire innanzitutto dalla musica (“linguaggio universale e meraviglioso”). Da gennaio 2017 collabora anche con la commissione per l’Ecumenismo ed il Dialogo delle diocesi di Cuneo e di Fossano nella formazione e direzione del coro ecumenico formato da coristi cattolici, evangelici e ortodossi presenti sul territorio.
Alla vigilia dell’imminente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (che si celebra dal 18 al 25 gennaio, vedi articolo), abbiamo parlato con lui dell’impegno e dell’accoglienza che ha ricevuto tra i cattolici, delle fatiche e delle soddisfazioni che sta raccogliendo nel promuovere dialogo.
Qual è stata la tua formazione umana e culturale?
Ho seguito la Confermazione e altri momenti ecclesiali nella Chiesa valdese di Luserna San Giovanni. Poi, per questioni di avvicinamento alla mia famiglia, mi sono re-iscritto alla Chiesa di Angrogna, da dove provengo per le origini materne (una realtà ancora “ferma” al... 1.550!) e dove sono iscritto. Ma a Luserna è dove ho iniziato un po’ tutto il mio percorso a partire dall’ultimo anno di catechismo che precedette la Confermazione, con un corso di predicazione locale tenuto dal pastore Daniele Bouchard. Come studi superiori ho frequentato l’Alberghiero, ho lavorato e continuo a lavorare da cuoco. Nelle scuole medie è nata inoltre la passione per la musica, ho iniziato a suonare la fisarmonica, un po’ spinto dai miei genitori. Nell’ambito ecclesiale ho incominciato a strimpellare l’organo a Luserna, però poi non ho mai avuto l’occasione di suonarlo se non a qualche matrimonio. A livello corale cantavo in tre cori della valle, perché dalle mie parti c’è una forte tradizione di questo tipo, ma non avevo mai avuto la possibilità di sperimentarmi come direttore. Ho abbandonato quindi la musica in funzione della scuola e del lavoro culinario, e tutto, fino a quel momento, è sempre stato centrato sulla tradizione valdese. Poi, conoscendo Maria Grazia, sono venuto ad abitare a Manta, e, tramite lei, ho conosciuto un altro ambiente, poi Centallo e il suo coro.
Da quanto tempo lo conosci?
Prima ancora di conoscerlo mi sono iscritto al Conservatorio nel 2012. Però si trattava anche di mettere in pratica gli studi intrapresi. Ho quindi iniziato con un coro maschile di Busca che seguiva mia moglie da qualche anno e che poi ha dovuto lasciare in seguito alla maternità. Questi cantori si sono trovati davvero soli e a quel punto ho deciso di provarci. Da cosa nasce cosa...
Intervista completa su La Fedeltà in edicola il 17 gennaio.