Domenica 28 gennaio Giornata del Seminario

Due fossanesi tra i seminaristi: Arben Jera e Alberto Costamagna

“Vogliamo vivere in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli”. È l’intenzione, il programma di vita dei seminaristi al centro della Giornata del seminario di quest’anno, che le parrocchie della nostra diocesi si apprestano a celebrare domenica 28 gennaio.

La comunità del seminario interdiocesano continua ad essere un piccolo gregge, anche se il numero si è mantenuto costante negli ultimi tre anni: sette seminaristi-studenti di teologia per cinque diocesi (2 di Alba, 2 di Cuneo, 1 per ciascuna delle altre tre Mondovì, Saluzzo e Fossano) sono pochi, soprattutto se rapportati a trent’anni fa o anche solo agli inizi del nuovo corso, quando i vescovi decisero di costituire un unico seminario, quello di Fossano, per tutte le diocesi della provincia di Cuneo e i seminaristi erano almeno quattro volte tanto. Tuttavia ci sono buone notizie per la nostra (piccola) diocesi. Da quest’anno, tra i sette seminaristi che si preparano al ministero sacerdotale c’è anche un fossanese, Arben Jera, 32 anni, che frequenta il terzo anno di teologia; inoltre ha iniziato un percorso di studio, discernimento e preghiera un secondo giovane fossanese: è Alberto Costamagna, 26 anni, che arriva dalla parrocchia dello Spirito Santo e dall’esperienza delle messe vocazionali. Dunque la Giornata del seminario di quest’anno porta con sé un seme che speriamo sia destinato a dare frutto.

“In questa giornata - scrive la comunità del seminario in una lettera inviata a tutte le parrocchie delle cinque diocesi - preghiamo per tutti coloro che si stanno preparando a diventare ministri ordinati e anche per tutti coloro che il Signore sta chiamando a seguirlo per questa via, affinché riescano a trovare la forza per rispondergli di sì. Anche se noi seminaristi, dalla prima alla sesta teologia, siamo rimasti in sette, i nostri quattro vescovi della provincia di Cuneo, hanno deciso di continuare a tenere aperto il nostro seminario, chiedendo però alle cinque diocesi, ai preti, alle comunità parrocchiali e religiose, alle famiglie, ai giovani, ai movimenti e ad ogni singolo cristiano di sentire il seminario come una realtà vicina, che ci riguarda personalmente e direttamente. Pochi seminaristi oggi, infatti, significa pochissimi preti domani”.

La lettera aperta prosegue con un appello a “pregare” e a “essere sensibili nei confronti delle vocazioni al ministero ordinato, perché in questione non vi è il futuro del seminario, bensì il futuro delle nostre comunità cristiane chiamate sempre più a unirsi tra loro nel cammino pastorale, nella celebrazione dei sacramenti e nella promozione dei ministeri laicali. Le nostre comunità cristiane, per non morire, hanno bisogno di persone che seguano il Signore nella via del matrimonio, nella via del sacerdozio ordinato e nella via della vita consacrata; preghiamo dunque il Signore Gesù perché ci doni fede, almeno quanto un granellino di senape, condizione indispensabile per seguirlo senza timori, con cuore aperto e fiducioso”.

La lettera si chiude con la citazione tratta da “Presbyterorum Ordinis” (il decreto del Concilio Vaticano II dedicato al ministero e alla vita dei sacerdoti): “I presbiteri - scrive il documento conciliare al n.3 - sono stati presi fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli. Così infatti si comportò Gesù nostro Signore, Figlio di Dio, uomo inviato dal Padre agli uomini, il quale dimorò presso di noi e volle in ogni cosa essere uguale ai suoi fratelli, eccettuato il peccato”. Da questo passo i seminaristi hanno tratto la frase-slogan della Giornata del seminario 2018 (che compare sulla locandina): “Dammi un cuore che ascolta... per essere fratelli in mezzo ai fratelli”.