Arben Jera, giovane seminarista “in ricerca”

Di origini albanesi, vive a Fossano dal 1999; frequenta il 3° anno di teologia

Arben Jera è nato in Albania nel 1985, ma è praticamente un fossanese d’adozione dal momento che vive nella nostra città da quasi vent’anni. Dopo tre anni di Issr (Istituto superiore di Scienze religiose) e un ulteriore anno di cammino propedeutico trascorso nel seminario di Torino-Pianezza, a settembre 2017 ha compiuto un passo “ufficiale”: si è iscritto al terzo anno di teologia ed è entrato a far parte della comunità del seminario interdiocesano di Fossano. Studia e intanto continua a lavorare come impiegato presso la Crf. Si è incamminato lungo una strada e mantiene un atteggiamento “in ricerca”.

La sua storia e la sua vocazione hanno radici lontane, che affondano nell’infanzia trascorsa a Lezhe, un paese nel Nord dell’Albania, in una zona a prevalenza cattolica. “Furono i miei nonni paterni a gettare il primo seme della fede - racconta -: erano cresciuti prima della dittatura comunista, perciò, a differenza della generazione nata tra il 1945 e il 1990 che è praticamente atea, avevano ricevuto una formazione religiosa: furono loro a trasmettermi la fede, a insegnarmi le preghiere di nascosto sotto forma di poesie, con grande disappunto dei miei genitori i quali temevano che mi mettessi a recitarle ad alta voce a scuola”.

 Dopo la caduta del regime nel 1991, questo seme venne innaffiato e fatto crescere dai missionari che arrivarono in Albania da tutto il mondo. Poi venne la decisione di lasciare il Paese e di tentare la sorte in Italia, insieme a tanti suoi connazionali.

Arben arrivò nella nostra città nel settembre del 1999: “Me lo ricordo bene: era il giorno della festa di San Matteo e don Biagio Mondino, che mi accolse, festeggiava trent’anni come parroco in Cattedrale. Con mio padre venimmo ospitati da cugini albanesi che già abitavano a Fossano. Avevo 14 anni e iniziai subito il corso per imparare la lingua italiana, tenuto da Vera De Benedetti e dalla maestra Caterina Calandri”. L’anno successivo tornarono temporaneamente in Albania, ma al rientro Arben fu trattenuto a Bari (suo padre era partito prima) in quanto minorenne non accompagnato e venne detenuto per sei mesi in un Centro di prima accoglienza a Giovinazzo, in Puglia, prima di poter rientrare a Fossano nella primavera del 2001. “A quel punto don Mondino mi prese in affidamento con sé fino al 2009, intanto frequentai il Tesauro, mi diplomai ragioniere e venni assunto in Crf”.

“Tuttavia don Mondino in tutti questi anni - tiene a precisare Arben - non mi ha mai spinto a entrare in seminario; mi invitava a riflettere, a ponderare bene la mia scelta, era soprattutto un esempio per la sua grande capacità di accoglienza: la canonica era sempre aperta per i molti migranti che arrivavano a Fossano”.

Oltre alla testimonianza di don Mondino altri episodi hanno pesato nella decisione di iniziare un percorso alla scoperta della vocazione sacerdotale.

“Sì, ci sono stati vari fatti accaduti durante la mia vita che mi hanno fatto pensare: la detenzione di sei mesi tra il 2000 e il 2001 in Puglia, nel centro di accoglienza; l’aver contribuito (grazie alle offerte di amici fossanesi) a ricostruire nel 2013 la cappella del mio paese natale: era un edificio dedicato a Santa Venera risalente al 1300, ma venne demolito completamente nel 1967 dal furore iconoclasta del dittatore Hoxha... Di fronte a questi eventi mi dicevo: è tutto qui o c’è dell’altro? Riletti dopo sembrano offrire un’indicazione di direzione per la mia vita”.

Sono due le motivazioni che lo “attirano” verso il sacerdozio. Da un lato c’è il desiderio di mettersi a disposizione degli altri, che ha iniziato a emergere già in Albania, all’indomani della caduta della dittatura, mentre il Paese attraversava una profonda crisi politica, sociale ed economica: “Mi colpivano quei sacerdoti e suore che giungevano da tutto il mondo per annunciare il vangelo. Dall’altro mi sento interpellato anche dalla diminuzione dei sacerdoti, e mi chiedo: domani ci sarà ancora qualcuno che garantirà la celebrazione dell’eucaristia per il popolo cristiano?”.

Dubbi? “Finora mi ero dedicato quasi esclusivamente al servizio liturgico, da quest’anno invece presto servizio, insieme a Mattia Dutto, nella parrocchia di Sant’Antonio e San Bernardo con i gruppi giovanili, in oratorio... Comincio a espormi in prima persona e sorgono anche le prime inevitabili paure”. “Ho iniziato un percorso - conclude -, ma il futuro è ancora tutto da scrivere”.