Il meglio degli specialisti medici del cuore saranno in città, il 23 e 24 marzo, per un congresso a Palazzo Righini dal respiro nazionale. Wedge, il nome dell’evento, che in inglese significa “cuneo”, nel senso anche di “pressione di incuneamento” (wedge pressure): un parametro emodinamico importante per gli addetti ai lavori. Ma Cuneo anche perché gli organizzatori sono i tre primari dell’ospedale Santa Croce e Carle che si occupano di cuore, rispettivamente Alessandro Locatelli, cardioanestesista e direttore del dipartimento Emergenze e aree critiche; Claudio Grossi, responsabile della Cardiochirurgia e Giuseppe Musumeci, direttore della Cardiologia. Proprio Musumeci rivela perché è stata scelta Fossano come sede congressuale: “È una città bellissima e Palazzo Righini ci sembrava il luogo giusto per un evento di questo tipo, affinché si creasse il giusto clima di collaborazione e attenzione senza dispersione”.
Nella locandina, rossa - e non poteva essere diversamente -, lo skyline di Cuneo è sormontato dal disegno dalla curva della pressione di incuneamento: “L’idea è di creare, anche durante la due-giorni, quello che nei maggiori ospedali succede ogni giorno: la costruzione del cosiddetto ‘heart team’, o ‘team del cuore’. Cardiologi, cardiochirurghi e cardioanestesisti insieme in un lavoro di squadra, per il bene del paziente. Un’alleanza terapeutica che sarà riprodotta nei vari momenti di Wedge, nei vari tavoli, in cui si studieranno casi clinici, si proporranno idee e soluzioni per arrivare a un cosiddetto ‘consenso’, sempre con l’approccio e la visione orientata contemporaneamente sui tre fronti - continua Musumeci -. Anche perché a Cuneo abbiamo la fortuna di avere una bellissima sala ibrida, in cui ogni giorno lavorano in equipe cardiologi, cardiochirurghi e cardioanestesisti. Una sala che è un fiore all’occhiello: inaugurata nel 2012, è stata la quarta in assoluto in Italia ed è una sala operatoria in cui è possibile fare interventi mini-invasivi sul cuore - per esempio recuperare una valvola mitrale che non funziona -, ma con la possibilità di passare istantaneamente a un intervento di tipo tradizionale (a cuore aperto, cosiddetto), se qualcosa non stesse andando secondo i piani. È un vero gioiellino, e lo dico sinceramente”.
Un congresso trasversale, insomma, un’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte: “Parleremo poi anche qui del protocollo creato dalla cardiologa Roberta Rossini dell'ospedale Santa Croce, che permette ai pazienti già sottoposti ad angioplastica con l'inserimento di uno stent di non rischiare l'infarto nel caso di un nuovo intervento chirurgico. Protocollo frutto di sette anni di lavori, che è stato presentato l’undici marzo al congresso dell'American college of Cardiology di Orlando, in Florida”. Un protocollo “cuneese” promosso dalla Società italiana di cardiologia interventistica (Gise), guidata fino a qualche mese fa proprio da Giuseppe Musumeci. Per maggiori informazioni sul congresso: segreteria@womblab.com, tel. 011 4336307 oppure 346 4761243, www.womblab.com.
(in foto, Giuseppe Musumeci)