Studentessa di Medicina a Seattle

Intervista a Francesca Giraudo, 21enne di Fossano: "Mi sono innamorata dell'America"

Un lavoro vicino a casa? Non fa per lei. Nel suo caso, anzi, neppure l’università è vicina a casa.
Francesca Giraudo, fossanese di 21 anni, è studentessa alla Seattle Pacific University, dov’è approdata subito dopo aver conseguito la Maturità al liceo Ancina di Fossano. Sta frequentando i quattro anni del “pre-med”, che rappresenta il primo passo verso la laurea in Medicina.

Iniziamo con una domanda banale. Perché hai scelto gli Stati Uniti?
Mi è sempre piaciuto studiare l’Inglese e sentirlo parlare. Dopo aver visitato New York, mi sono innamorata degli Stati Uniti. A un certo punto, ho detto: “Voglio studiare in America”.

E ci sei riuscita… Che cosa si deve fare per essere ammessi in una università americana?
Prima, dall’Italia, si fa la domanda per l’università, da presentare con i certificati degli esami di lingua inglese sostenuti; una volta ammessi all’università, dopo aver frequentato alcuni corsi “base” come chimica inorganica e biologia generale e superato i relativi esami, che non si possono affrontare più di due volte, si fa la domanda per la facoltà a cui si è interessati all’interno dell’università stessa e, in base alla media, si viene ammessi oppure no.
Inizialmente, mi sono informata su Google per capire che cosa avrei dovuto fare per essere ammessa. Ho dovuto sostenere alcuni esami, necessari per l’ammissione, a Torino e Milano: mi hanno sempre accompagnata i miei genitori.

Vivi nel campus universitario?
Sì.
Il campus ha ben quattro dormitori: puoi scegliere quello che preferisci. Ti viene messa a disposizione una stanza, con una coinquilina.

Ti trovi bene?
Mi piace l’ambiente universitario e sto bene con la mia coinquilina.
I professori sono molto gentili. Mi è capitato che più di uno, durante un colloquio, mi offrisse un caffè; una professoressa ha anche invitato me e altri studenti a casa sua per il Ringraziamento, la festività americana a fine novembre.
Non ho trovato davvero nulla che non mi piaccia. Escluso il cibo: mi manca quello italiano.

Cibo e… famiglia. Ogni quanto torni a casa?
Torno abitualmente per Natale; in questo caso, sono tornata anche per le vacanze di Pasqua.
In passato, tornavo d’estate; a partire da quest’anno, però, vorrei fermarmi a Seattle anche nella bella stagione.

Il tuo futuro lo vedi in America?
Sì. Ci sono programmi di studio e specializzazioni interessanti.
Una volta terminati gli studi, vorrei specializzarmi in chirurgia. In chirurgia pediatrica e neonatale o neurochirurgia.

Ma nell’attesa… è costosa l’università?
Spendo più di quanto spenderei qui. Ma attraverso i punteggi ottenuti agli esami e altri criteri si possono ottenere delle borse di studio che permettono di ammortizzare le spese.
Avevo inviato la domanda di ammissione a più atenei, e 7 l’hanno accettata. Ho scartato quelli che sarebbero stati troppo costosi.
Peraltro ora ho anche un lavoro sempre all’interno dell’università: sono una tutor di chimica.

Già un lavoro. Negli Stati Uniti conta la meritocrazia a differenza di quanto, purtroppo, succede in Italia?
Sì.
Io ho avuto il tutoraggio su invito di un professore; ma in ogni caso trovi lavoro facilmente, anche per pagarti gli studi.
Quando ero ancora in Italia, d’estate avrei voluto lavorare un po’ come cameriera, ma non trovavo nulla.

Sempre nella nostra Italia divampano polemiche antiscientifiche: il caso dei vaccini insegna. Succede anche negli Stati Uniti?
Per essere ammesso all’università, devi aver effettuato una serie di vaccini obbligatori, perfino l’antinfluenzale. E non ci sono partiti politici che propongono acqua e limone per curare le malattie.

Che cosa consigli a uno studente che voglia seguire le tue orme? Di studiare molto, immaginiamo…
Ma anche di partire per tempo, di avere tutto pronto per il quinto anno di scuola superiore, quando deve sapere quali esami deve sostenere per l’ammissione.
E di valutare la sua scelta anche da un punto di vista economico.