Egregio direttore,
per amore di chiarezza - che ritengo estremamente necessaria, a questo punto - le scrivo in merito alla ormai molto dibattuta vicenda delle aule “contese” tra i due Istituti comprensivi cittadini.
Spiace constatare i toni accesi, a volte - mi si permetta - anche irriguardosi nei confronti di persone e di Istituzioni, e la peraltro sterile polemica divampata sugli organi di stampa e sui social network, il cui solo effetto - nefando - è la continua fomentazione di un clima di tensione, di acredine e di sospetto che certo non giova alle scuole fossanesi.
Spiace leggere frasi in cui si afferma che “la dirigente Calandri ha risposto picche” oppure che la stessa dirigente “ha rifiutato” il ritorno delle aule alla “Calvino”, oppure ancora che “dalla risposta negativa” sempre della dirigente Calandri “sono nate le contrapposizioni per cui è dovuto intervenire il Comune, proprietario dei locali”.
Spiace, inoltre, constatare che la scuola, l’agenzia educativa per antonomasia, sia stata ridotta - questa è l’immagine che emerge da quanto si legge su certi scritti - ad un terreno di scontro, quasi ad un ring, dove si lotta aspramente e senza esclusione di colpi pur di cercare di “spuntarla”.
L’Istituto che io dirigo prende le distanze da qualsivoglia polemica, da qualunque scontro mediatico e da qualsivoglia ripicca: quei “mezzi” non ci appartengono, sono del tutto estranei alla nostra identità personale e professionale.
Faccio fatica a leggere il mio nome, e quello dell’Istituto che ho l’onore di dirigere, collegato a quella che pare essere diventata una diatriba, con tanto di astiosi scritti, da parte dell’altro Istituto comprensivo e da parte di persone che ne hanno sposato la causa, senza, peraltro, neanche preoccuparsi di conoscere la versione della scuola media di via Dante.
D’altro canto, però, sono certa che chiunque abbia voluto leggere con spirito critico i vari articoli pubblicati sulla questione si sia posto perlomeno una domanda: perché la dirigente Calandri non ha “restituito” le aule?
E mi spingo ancora oltre, presupponendo che, chi anche soltanto un po’ conosca la legislazione scolastica, si sia posto pure un’altra domanda, quella che sta a monte di tutto: può un dirigente scolastico revocare l’utilizzo di due aule e di un servizio igienico (che nessuno ha mai citato!) in uso ad un altro Istituto scolastico?
Ebbene, la risposta è una sola, chiara, inequivocabile e suffragata dalla normativa: “No”!
I locali delle scuole del primo ciclo di istruzione sono di proprietà degli Enti locali (in questo caso del Comune di Fossano), che ne dispongono per le scuole del territorio, assegnando a ciascuna istituzione scolastica un numero congruo di edifici/spazi per la normale attività scolastica.
Quando, nel febbraio 2018, mi giunse per la prima volta la richiesta di restituzione dei locali “incriminati”, io semplicemente replicai che quella istanza andava indirizzata a chi di competenza, ossia al Comune di Fossano, alla cui decisione mi rimettevo.
Questo - se mi si consente - non è “rispondere picche” e non è neppure opporre un diniego, ma semplicemente e doverosamente segnalare che si è sbagliato interlocutore.
Errato è altresì sostenere, come si legge in alcuni articoli, che il Comune è intervenuto perché le due dirigenti non hanno trovato un accordo: il Comune è intervenuto semplicemente perché la questione è di sua competenza!
Non spettava, infatti, a noi dirigenti, alle responsabili dei due plessi o ai docenti giungere ad un accordo, essendo entrambe le scuole portatrici di interessi particolari e specifici, a tutela ed a salvaguardia delle proprie rispettive utenze.
Per comprendere chiaramente la vicenda è necessario soffermarsi sulle richieste specifiche che l’Istituto comprensivo “Sacco ex Fossano B” ci ha avanzato, ossia la restituzione di due aule site al primo piano e del servizio igienico ad esse collegato.
Occorre sia portato a conoscenza di tutti che quelle aule sono in uso alla Media di via Dante dal 1999 e che da ben diciannove anni, quindi, quel plesso regolarmente le utilizza, destinandole alla normale attività didattica quotidiana, dato che esse accolgono le classi che, di volta in volta, sono ivi assegnate (nell’anno scolastico che sta per concludersi, ad esempio, quegli ormai famigerati locali sono state le aule di due classi del nostro corso D).
Il servizio igienico, parimenti in nostro uso da quasi un ventennio, è attualmente oggetto di lavori di adeguamento poiché è l’unico dell’intero edificio che può essere modificato per essere reso fruibile dagli alunni disabili non deambulanti del plesso.
Occorre sia portato a conoscenza di tutti che l’Istituto “Sacco ex Fossano B”, oltre a richiedere la “restituzione” delle aule, ci indicava anche, gentilmente, come risolvere il problema di dove sistemare gli alunni da loro sfrattati, suggerendoci di trasferirli nei locali al pianterreno, normalmente utilizzati come aula video e aula Lim.
Ora, a parte la premura dimostrata da quell’Istituto nel trovarci spazi alternativi, è necessario considerare che quei due locali, oltre ad essere troppo grandi per il quotidiano utilizzo come aule, sono anche troppo freddi, non sufficientemente luminosi e molto disturbati dai rumori esterni per poter essere considerati come luogo idoneo allo studio.
A fronte delle varie dichiarazioni sui - presunti - diritti negati agli alunni della scuola “Calvino”, vogliamo soffermarci anche sui diritti degli alunni e delle famiglie della nostra scuola media di via Dante?
O si deve forse pensare che l’Istituto diretto dalla dirigente Patrizia Dalmasso creda che solo i propri alunni abbiano dei diritti da tutelare?
Con quale logica - e in nome di quale diritto - il plesso “Calvino” pretenderebbe di sottrarre due aule alla Media di via Dante, lasciando due classi intere di alunni senza locali?
Perché la dirigente Dalmasso ha accettato l’iscrizione di un numero maggiore di alunni rispetto al consentito, disattendendo quanto previsto e prescritto dalla circolare ministeriale che regolamenta le iscrizioni, per poi cercare di sfrattare i nostri alunni sventolando il numero delle classi autorizzate?
Questo è stato un atto non rispettoso della normativa vigente, così come illegittima - perché priva di fondamento giuridico - è la delibera che, nel mese di giugno 2018, il Consiglio dell’Istituto diretto dalla stessa Dalmasso ha votato all’unanimità per revocare l’uso delle aule e del servizio igienico, intimandoci addirittura lo “sfratto” ed il celere ritiro degli arredi.
Si deve forse pensare che, per mezzo di quella delibera, dai toni così perentori, il Comprensivo “Sacco ex Fossano B” intendesse mostrare “supremazia” sul nostro Istituto e/o intimidirlo?
E che sia chiaro che non una, ma ben due missive di questo tenore sono giunte sulla mia scrivania nel mese di luglio.
Ora, io capisco che quanto è stato polemicamente da più parti e in più sedi dichiarato possa far apparire il tutto come una mancanza di volontà, da parte mia, di restituzione di locali non nostri, ma vi assicuro che quei locali non sono né del “Fossano A” né del “Sacco ex Fossano B”, bensì esclusivamente del Comune di Fossano, il solo che ha potere decisionale in materia e che, a mio avviso, ha compiuto l’unica scelta possibile, quella, cioè, dettata dal buonsenso, dalla ragionevolezza e dall’equità.
Assegnare le aule in questione alla “Calvino”, infatti, avrebbe privato via Dante della possibilità di continuare ad attivare, in futuro, le classi finora esistenti, mettendola nella condizione di perdere due classi: nel rispetto della normativa, con due aule in meno si devono accettare meno iscrizioni. In questo modo, la Media di via Dante sarebbe stata pesantemente penalizzata, ben diversamente da quanto previsto ed auspicato anche dal Comune, quando, in fase di dimensionamento, sono stati istituiti i due Comprensivi cittadini.
Allo stesso modo, assegnare alla “Calvino” il servizio igienico, parimenti richiesto, avrebbe privato via Dante dell’unico bagno per disabili a disposizione del plesso ed avrebbe altresì aperto la strada a chissà quali altre future istanze, da parte dell’altro Istituto, che avrebbe potuto continuare, in futuro, a richiedere locali al plesso di via Dante, spingendo sull’acceleratore dei - sempre presunti - diritti calpestati degli allievi di quella scuola primaria.
E gli studenti di via Dante?
Per venire incontro alle richieste della Calvino che necessita di spazi, dovrei, forse, spostarli e sistemarli negli sgabuzzini o negli scantinati, gli unici locali che ci rimarrebbero a disposizione?
Gradirei fosse chiaro a tutti che gli alunni del “Fossano A” hanno la stessa dignità e gli stessi diritti degli allievi dell’altro Istituto comprensivo cittadino.
Ancora una considerazione.
Perché la “Calvino”, sostenuta dall’intero Consiglio dell’istituto “Sacco ex Fossano B”, ha avuto la pretesa di sfrattare due classi di via Dante quando ha a disposizione - inutilizzati - tutti i locali della ex segreteria e della ex presidenza dell’ex II Circolo?
Perché non è stata avanzata, a suo tempo, richiesta al Comune al fine di adeguare quei locali, ormai vuoti, alle esigenze di quella realtà scolastica, e si è invece preferito pretendere di sfrattare gli alunni di via Dante?
Leggo poi che la dirigente Dalmasso assicura che gli alunni della scuola primaria “Calvino” non saranno spostati, che tutte le classi “riprenderanno le lezioni nella sede principale di via Garibaldi.”.
Ma allora, se gli allievi non saranno spostati, significa che i locali ci sono!
A che pro, dunque, le pressanti richieste di “restituzione” di spazi e tutta la polemica sollevata, a seguito del mancato ottenimento degli stessi?
Per tutti noi del “Fossano A” è davvero difficile - per non dire impossibile - anche solo tentare di capire.
Concludo questo mio scritto esprimendo tutta la mia vicinanza agli alunni, alle famiglie e alle insegnanti della scuola primaria “Levi” (altro plesso del “Sacco ex Fossano B”) che, trovatisi da un giorno all’altro senza i locali scolastici e sistemati qua e là nel periodo della prima emergenza, si sono rimboccati le maniche e, senza innescare polemica alcuna, hanno accettato le soluzioni di volta in volta proposte.
In questo periodo di interruzione delle attività didattiche ci si aspettava, forse, che l’Istituto comprensivo “Sacco ex Fossano B” impiegasse doverosamente le proprie energie per convogliare l’attenzione dei media sulle vicende di quel plesso; ci si sarebbe forse aspettato di vedere pubblicati articoli sulla sorte di quegli alunni, delle loro famiglie e dei loro docenti, che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza una scuola, chiusa per motivi di sicurezza.
Spiace invece constatare che tutta l’attenzione della dirigente Dalmasso e del suo Consiglio di istituto sia stata concentrata, con inutile, assurda ed inspiegabile animosità, nel dare risonanza mediatica ai locali “contesi” tra “Calvino” e “via Dante”.
Tutto ciò mi porta a pensare che il “Sacco ex Fossano B” sia scivolato su una questione di principio, confondendo le problematiche istituzionali vere e prioritarie con quello che definirei un capriccio che, non soddisfatto, ha surriscaldato gli animi della città in un’estate già di per sé torrida.
Grazie molte per l’ospitalità!
Buon nuovo anno scolastico a tutti, indistintamente!
La dirigente scolastica degli alunni, delle famiglie e dei docenti dell’Istituto comprensivo “Fossano A”