Cresce, di giorno in giorno, il rischio di un grande corto circuito europeo. Le difficoltà in cui si dibatte il vecchio continente sono sotto gli occhi di tutti. Anche se – è sempre necessario ribadirlo – la crisi si alimenta non tanto a Bruxelles, quanto nei singoli Stati aderenti all’Unione, ciascuno dei quali attraversato da pulsioni spesso in contrasto tra loro (e comunque in conflitto con gli interessi degli altri Paesi): chiusure nazionaliste, spinte centrifughe, paure a sfondo xenofobo, reali disagi sociali, egoismi latenti, rifiuto delle dinamiche democratiche, evidente ridimensionamento della coscienza collettiva. Prima della politica europea, è la società europea ad essere malata.
E i sintomi della patologia prendono corpo nei momenti elettorali: in un’epoca segnata dall’assertività, dalle verità supposte anziché vagliate, discusse e verificate, dalle fake news dilaganti, il discernimento politico lascia spazio al tifo, la partecipazione personale e comunitaria al bene comune cede il passo alle falsità trasmesse (e ingurgitate) mediante il web... Continua a leggere