Sbloccato l’avanzo di amministrazione per Comuni e Province

Lo ha stabilito una circolare del Mef recependo due sentenze della Corte costituzionale. Le reazioni della politica

L’avanzo di amministrazione potrà finalmente essere utilizzato dai Comuni e dalle Province che lo hanno accantonato, ma soltanto per effettuare investimenti e non per coprire spese di parte corrente. Lo ha stabilito lo scorso 3 ottobre una circolare del Mef recependo due sentenze della Corte costituzionale, del 2017 e del 2018, che hanno sancito l’illegittimità del blocco. Contestualmente, con il decreto “Milleproroghe” il Governo ha anticipato la dotazione che i Comuni, nel loro complesso, potranno smobilitare garantendo la corrispettiva copertura finanziaria. Sarà di 140 milioni di euro per il 2018, 320 per il 2019, 350 per il 2020 e 220 per il 2021: risorse reperite con il “congelamento” del bando periferie. Per l’anno in corso, in ogni caso, lo sblocco avrà una portata limitata, dal momento che sarà piuttosto difficile per i Comuni riuscire a impiegare l’avanzo in meno tre mesi, tenuto conto che gli investimenti necessitano di progetti e gare d’appalto che richiedono spesso tempi lunghi. Dal 2019 - se non verranno adottati “contrappesi” finanziari di pari valore - potrà consentire ai Comuni di tornare a spendere i soldi che hanno in cassa. Sul tema è nato anche un piccolo battibecco tra Lega (con i parlamentari Giorgio Bergesio e Flavio Gastaldi) e Pd (con la deputata Chiara Gribaudo). I primi hanno infatti rivendicato la misura al “Governo del cambiamento”; la seconda ha invece parlato di “propaganda immeritata” attribuendo il merito dello sblocco alla Corte costituzionale. Per quanto riguarda il 2018, la misura è un po’ meno rilevante per Fossano che, con percorso autonomo, aveva già ottenuto qualche mese fa lo sblocco di 7,6 milioni di euro, sufficiente a soddisfare le istanze più urgenti. 

Su "la Fedeltà" di mercoledì 10 ottobre