Un teatro, ma della carne. Verrà aperto oggi, giovedì 24 gennaio, a “La Granda” di Genola: un nuovo spazio (dove “Eataly incontra La Granda”), un nuovo palcoscenico voluto da Sergio Capaldo sul quale saliranno molti attori. Gli agricoltori, gli allevatori e i loro prodotti di eccellenza. Un luogo di incontro e di condivisione di un ‘saper fare’ che diventa ‘saper essere’. Insomma, il Teatro della Carne sarà molto più di una hamburgheria, sarà un nuovo spazio e una nuova idea di alimentazione e ristorazione. Per questo abbiamo incontrato il suo ideatore, per farcelo raccontare meglio.
Sergio Capaldo, come nasce questo nuovo progetto?
È un’idea che abbiamo già testato a Fico Eataly World di Bologna, dove sta avendo un grande successo. Abbiamo voluto creare un luogo dove ci si potesse ritrovare per gustare la carne di grande qualità. Uno spazio informale, ma autorevole. Uno spazio di emozioni e di relazioni, ecco perché un teatro. Non un ristorante, ma un teatro dove a farla da padrona sarà la razza Piemontese, presidio Slow food, e tutta la filiera che la produce. Oggi il consorzio de La Granda conta circa 80 allevatori, che hanno saputo sposare una visione, una filosofia per ridare lustro alla nostra tradizione ma con l’innovazione.
Torniamo all’antico, e sarà un progresso diceva qualcuno…
Certamente, ovvero guardare indietro per andare avanti. Una grande carne parte da un grande lavoro sulla terra, sull’agricoltura. Il nostro motto è ‘Non c’è agricoltura senza cultura’: oggi per fare il contadino ci vuole una grande preparazione. Lavorare in campagna è figo, dobbiamo insegarlo alle nuove generazioni perché parte tutto da lì. Noi ‘siamo quello che mangiamo’, noi siamo il nostro territorio. Mangiare bene - buono, pulito e giusto come da filosofia Slow food -, significa anche cambiare l’approccio culturale a sé e alla propria comunità. In questo la metafora del teatro è perfetta, perché al Teatro della carne punteremo i riflettori anche sulle ‘quinte’ ovvero su ciò che sta dietro una grande carne, ovvero una grande agricoltura.
Tu in questo sei il maestro della agricoltura simbiotica, non è così?
Massì, perché è la simbiosi - l’unione - di più microorganismi che migliora la produzione agricola. Questo ‘consorzio microbico’ viene introdotto nella terra, al posto dei fertilizzanti chimici e migliora l’apparato radicolare delle piante. Questo migliora a cascata la carne, e il nostro benessere.
Spiegati meglio…
Prima di tutto è un tipo di fertilizzazione sana, che si inserisce...
L'intervista completa su La Fedeltà del 23 gennaio 2019