Cesca, la fisarmonica e Dio – 1

Mosso Cesca

Anche se tace da più di sessant’anni, l’eco della sua fisarmonica risuona ancora. Difficile spiegare come e perché, dato che non ci viene in aiuto nemmeno l’autore della Lettera agli Ebrei, pur egli arenato, a proposito del biblico Abele, sull’apparente contraddizione del “defunctus adhuc loquitur”, che tradotto (per chi avesse in comune con me la non troppo dimestichezza con il latino), pressappoco rimanda a quanto di lei andiam dicendo: “Benché morta, suona (e parla) ancora”. Infatti, Cesca Mosso, ufficialmente morta il 25 ottobre 1956, può ancora parlare e insegnare molto: oltre ai pochi sopravvissuti che l’hanno direttamente conosciuta, anche ai tanti che l’hanno scoperta unicamente attraverso i “Fioretti di una giovane 900”, editi da Esperienze a fine 1957 e ristampati 27 anni dopo sotto il titolo de “La ragazza della fisarmonica”.

Della sua vita, pur tanto lineare e semplice, è ancora tutto da scoprire l’itinerario spirituale, che la converte da elegante signorina di stimata famiglia fossanese a “innamorata”, anzi “giullare” del buon Dio. “Non so che cosa sarebbe stato di me se nella mia vita non avessi incontrato la G.F.”, ha lasciato scritto e la sigla (oggi per molti incomprensibile) sta ad indicare la Gioventù femminile di Azione cattolica, delle cui “Giovanissime” Cesca è diventata una travolgente delegata. Questo è, forse, l’unico punto certo, che ci permette di affermare la non estraneità dell’Azione cattolica a questa sua “conversione”, senza con ciò voler sottovalutare, ovviamente, l’imprescindibile ruolo svolto dalla grazia di Dio, alla quale lei non pone intralcio e che può così iniziare prestissimo a modellarla.

La signorina chic, che veste alla moda e che adora sciare, ammirata per la sua signorilità e la sua avvenenza, seguita e sbirciata quando passa per Fossano con gli sci in spalla e in perfetta tenuta sportiva dopo una giornata sulla neve, diventerà la ragazza che impara a cercare una seria ed esigente direzione spirituale; che vivrà le sue prime “cotte” senza cedere di un millimetro sulle sue convinzioni e lasciandosi guidare sempre dai suoi irrinunciabili princìpi; che pur in mezzo alle feste, di cui è l’indiscutibile regina per la sua frizzante e contagiosa allegria, riuscirà a dare spazio a Dio e alla preghiera. Sono in pochi a sapere che la ragazza, cui la vita sembra perennemente sorridere, ha già fatto esperienza diretta con il dolore, prima con la morte di papà, poi con una malattia insidiosa, che a 14 anni la costringe ad una prima operazione ai reni. Poi la svolta, che lei chiama “conversione” e che a noi sembra difficile definire tale perché non regge il confronto con la nostra mediocrità. Probabilmente, chi sta parlando alla sua anima in quegli anni è riuscito talmente ad intercettarne le pieghe più recondite da riuscire ad indirizzarla verso quelle vette cui si sente chiamata e metaforicamente ben rappresentate dai monti, preferita sua meta delle passeggiate estive e delle sciate invernali.

L’invito ad entrare nella grande famiglia dell’Azione cattolica le arriva dopo la morte di mamma, nel 1948 e quindi a 20 anni suonati. Prima non ne ha mai fatto parte, a differenza di quante vi si sono formate prima da piccolissime, poi da beniamine e via dicendo. “Un invito fatto con un po’ di tremore… - racconta la presidente dell’epoca, perché - Cesca era una signorina chic, di eleganza quasi raffinata e la sede dell’Ac era tanto povera, indecorosa, un povero stanzone posto sotto il campanile del Salice vecchio, incastrato nella casa penale, tanto che durante l’adunanza, da una piccola finestra dalle robuste inferriate si vedeva passeggiare l’agente di custodia con il mitra a tracolla…”. Vi aderisce invece senza riserve e pregiudizi, gioiosamente, trovandosi immediatamente a suo agio, “portando subito una nota di allegria inconfondibile, talvolta anche rumorosa. Cantava e suonava la fisa e intanto la sua anima si apriva alla luce”. Provvidenziali diventano i campeggi estivi, le giornate di ritiro, gli esercizi spirituali, come altrettante occasioni per lasciarsi modellare e poter appagare la sua crescente sete di Cielo, la sua insaziabile voglia di Dio. 

(1-continua)